Il Generale Mini e la Guerra in Ucraina

Secondo il generale cinese Qiao Liang il sistema finanziario occidentale basato sul dollaro costituisce una grande mistificazione ed è un arricchimento indebito da parte degli Stati Uniti alle spese del resto del mondo.Gli americani secondo l’analista cinese, sarebbero più interessati a distruggere l’Europa dell’euro che non la Cina.Secondo la sua opinione, dalla guerra Nato alla Jugoslavia all’indomani della nascita della moneta unica europea e fino all’odierno confronto tra Mosca e l’Ucraina, Washington sta portando avanti contemporaneamente da un lato l’obiettivo di circondare la Russia e dall’altro quello di danneggiare l’ Unione Europea con l’aiuto degli stessi europei. Secondo il Generale Mini -“Ucraina.La guerra e la storia, Paperfirst , 2022“-i contrasti con l’Europa sono iniziati durante la guerra fredda quando il blocco della Nato trasformò la possibile minaccia sovietica di ritorsione nucleare sugli Stati Uniti nella certezza di una guerra sia nucleare che convenzionale in Europa.Dopo la caduta dell’URSS i contrasti sono certamente aumentati e la Nato ha finito per svolgere un doppio compito e cioè quello di espandersi a oriente e quello di impedire all’Europa di acquisire una capacità di difesa autonoma.Da questo momento fino all’istituzione dell’euro gli Stati Uniti hanno impedito ogni autonomia europea e l’eventualità che l’euro possa sostituire il dollaro non solo è plausibile ma è fortemente contrastata proprio per questo dagli Stati uniti. Con l’attuale conflitto gli Stati Uniti-secondo Mini-hanno sfruttato l’occasione per costringere l’Europa a tagliare i rapporti politici ed economici sia con la Russo che con la Cina; ma tutto ciò sta di fatto inducendo la Russia ad unirsi sempre di più alla Cina come dimostra l’ intensificazione della cooperazione russo -cinese che sta progressivamente consentendo il processo di distacco dal dollaro.Proprio per questo non deve sorprendere l’importanza che ha l’unione economica euroasiatica e il ruolo che la Cina e la Russia hanno al suo interno.Infatti questo unione sta attuando accordi di libero scambio con altre nazioni euroasiatica e si sta progressivamente integrando nella nuova via della seta cinese.Inoltre sia la nuova via della seta sia l’unione economica euroasiatica possono stringere un’alleanza sempre più stretta con la organizzazione della cooperazione di Shanghai e cioè l’Asean. Cosa potrebbe fare a questo punto l’Unione Europea secondo il generale Mini? Se non fosse per la debolezza politica interna, se riuscisse a liberarsi dalla sudditanza nei confronti degli Stati Uniti e soprattutto assumesse la responsabilità della propria sicurezza, l’Unione Europea potrebbe diventare una sorta di potenza equilibratrice non solo per l’Occidente ma soprattutto per la Russia e la Cina. In questo modo l’euro potrebbe essere la moneta internazionale che potrebbe rappresentare un’economia reale solida.Ma come sottolinea con grande amarezza Mini si sono troppi se che pesano come macigni.

Passiamo adesso a ruolo della propaganda in guerra.S econdo il generale la propaganda Ucraina sta riuscendo a penetrare il nostro sistema di pensiero ed è già riuscito a farlo a livello di struttura politica oltre che nei conglomerati mediatici internazionali.Questa propaganda si costruisce sulla dimensione dicotomica buono-cattivo, sfruttando l’emotività a danno della razionalità, cioè tecniche standard del marketing. Secondo il generale la public opinion sta dando giudizi a partire da una propaganda unilaterale che proviene dalla parte Ucraina che oltre tutto viene amplificata a livello globale.Sarebbe invece necessario-da un punto di vista critico-valutare la narrativa dell’avversario.Ma a impedire tutto ciò è la decisione del del consiglio europeo che ha approvato il regolamento della Unione Europea denominato 2022 / 350 .Secondo il generale questa normativa è un vero e proprio atto di censura a livello globale frutto anche delle pressioni americane e della Gran Bretagna.Questa propaganda sta determinando una vera e propria russofobia voluta e pianificata che porta ad un vero e proprio odio irrazionale contro la Russia. Lo dimostra il fatto-sottolinea il generale-che si sono stati otto anni di silenzio su quanto stava accadendo nel Donbass .A cosa stiamo alludendo? Naturalmente alle misure punitive adottate dal governo ucraino contro la minoranza Ucraina di lingua russa e sui numerosi eccidi ai suoi danni.In questi otto anni non è stato fatto nulla per allontanare questa prospettiva.Non solo: ma l’Unione Europea e gli Stati Uniti hanno armato e finanziato l’Ucraina proprio per condurre l’attuale guerra contro la Russia. Secondo il generale l’informazione del nostro paese è ormai completamente schierata da una parte e quindi non esiste più alcuna equidistanza.

Per quanto riguarda il possibile epilogo di una guerra nucleare il generale è molto chiaro: la Russia infatti non ha fatto mistero di aver già pianificato e allertato gli interventi delle forze che non ha ancora impiegato e cioè quelle tattiche tenute in riserva e quella è strategica sia quelle nucleari (tattiche strategiche).Nonostante l’esclusione a priori dell’escalation nucleare-più scaramantica che reale-il segnale della sua crescente probabilità sono riscontrabili-sottolinea Mini-nelle mani messe avanti da tutti e cioè dalla Russia che ha già allertati i bombardieri strategici, dalla Gran Bretagna che ha già assicurato la copertura alle repubbliche baltiche e alla Polonia e alla Cina che si sta preparando ad uno sconto nucleare. Inoltre non è un caso che la Finlandia e la Svezia abbiano chiesto la copertura nucleare occidentale.Ma le affermazioni del generale sono suffragate dal comandante supremo della Nato che sul Washington Post ad affermato che un missile russo che distrugga un posto di comando americano al confine tra Ucraina e Polonia potrebbe condurre ad una rapida e irreversibile escalation che include anche il potenziale uso di armi nucleari.Non dimentichiamoci infatti che la strategia nucleare dipende anche da ciò che può decidere un comandante locale .Proprio per questo l’apocalisse dell’orologio nucleare è a meno di 100 secondi.Proprio per questo bisogna fermare la guerra .

Gino Strada e la condanna della guerra

Sia nel capitolo XVI che nel nel XVII Gino Strada nel suo saggio: “Una persona alla volta“ (Feltrinelli, 2022) sottolinea l’inaccettabilità della guerra sia come modo di pensare che come strumento per risolvere le problematiche internazionali . In che cosa consiste quella mentalità vetusta, criminale che per l’autore ha caratterizzato la storia fino a questo momento? Per rispondere a questa drammatica domanda l’autore fa alcuni illuminanti esempi: “in un paese, l’Afghanistan si nasconde un terrorista di nome Osama Bin Laden: si bombarda il paese, si radono al suolo i villaggi, lo si occupa militarmente per vent’anni, spendendo miliardi di euro per fare la guerra al terrorismo; Saddam Hussein non è più un alleato affidabile? Si inventano le prove che lo identificano come un pericolo, il segretario americano agita provette per gli esami delle urine al palazzo dell’ONU spacciandole per prove . Infine si bombarda l’Iraq e lo si occupa militarmente. Gheddafi in Libia non è più l’amico che fornisce petrolio a mezza Europa? Nessun problema.Si bombarda.Ogni volta la stessa risposta, la stessa scelta.“. A coloro che prendono decisioni cosa interessa come vivono le persone in Afghanistan e in Iraq, in Libia o in Siria? Cosa interessa la loro vita,la loro dignità , la loro sofferenza e la morte che hanno dovuto patire? Quando si associa il termine guerra al termine diritto ,sottolinea Strada ,si commette un errore macroscopico poiché i due termini sono assolutamente incompatibili: la guerra infatti è la negazione di ogni diritto.Per evitare la guerra bisogna imparare a pensare in modo diverso e finché resterà un’opzione disponibile la guerra continuerà essere di fatto la prima opzione. In qualità di medico Strada paragona la guerra al cancro. Sostenere insomma che la guerra sia ancora oggi uno degli strumenti che reggono la convivenza umana è inconcepibile: al contrario eliminare la guerra è la scelta più razionale e realistica. Ognuno di noi si deve impegnare a buttare fuori la guerra dalla storia.Utopia? Strada risponde ricordando che anche la schiavitù e la segregazione razziale erano considerate utopiche. Noi dobbiamo immaginare un mondo senza guerre, noi dobbiamo pensare e attuare le condizioni affinché prima diminuiscono e poi scompaiono le guerre.Abolire la guerra è indispensabile affinché l’avventura umana possa continuare sottolinea l’autore. A tale proposito l’autore facendo riferimento alla riflessione di Einstein sottolinea come la guerra sia talmente disumana che pensare di umanizzarla è un’assurdità logica.Come si può infatti immaginare di umanizzare una cosa che per definizione uccide esseri umani.Per Strada bisogna fare un salto di qualità della coscienza collettiva. L’unico volto possibile che la guerra possa avere è quello fatto da Picasso nel ritratto di Guernica e cioè un ritratto di volti sfigurati dalla disperazione , dalla paura, da corpi straziati in cui si vede la madre che tiene il figlio senza vita tra le braccia che maledice il mondo.

Passiamo adesso alla reazione che l’autore ebbe di fronte alla ennesima guerra scoppiata questa volta in Afghanistan per eliminare i terroristi. Dopo aver visto per anni atrocità l’autore non può accettare di trovarsi di fronte a un’altra ondata di sofferenza e di morte e quindi, insieme alla sua organizzazione Emergency , lancia un chiaro no alla guerra esprimendo il proprio totale dissenso di fronte alla partecipazione italiana alla missione militare in Afghanistan che rappresenta uno schiaffo alla costituzione.Nonostante tutto ciò la macchina della propaganda si era già attivata in favore della lotta al terrorismo affermando la necessità di fare giustizia e difendere i diritti umani senza però considerare che la guerra è essa stessa terrorismo legittimato, ingiustizia assoluta, violazione irrimediabile di ogni diritto.Infatti nel momento in cui si accetta la guerra si chiude immediatamente ogni possibilità di confronto e di dibattito.Ma chi si rifiutava di condividere questa guerra era oggetto di attacchi durissimi poiché veniva accusato di essere traditore dell’Occidente. Tra l’altro non dobbiamo dimenticare che fu proprio l’autore uno dei primi a denunciare l’uso delle mine antiuomo che colpivano prevalentemente i bambini.e fu proprio l’autore a indicare nelle aziende che appartengono al gruppo Fiat e le principali responsabili della produzione di mine antiuomo.Ritornando comunque l’Afghanistan e ,più esattamente all’esperienza maturata nel 2001 ,le riflessioni dell’autore sono di estremo interesse. Incominciamo dalla prima: nei numerosi anni passati in Afghanistan l’autore ricorda come abbia visto le vittime sono sempre uguali anche se vi sono guerre diverse e conclude osservando in modo drammatico che arriverà il momento in cui ci sarà una guerra di tutti contro tutti. Naturalmente la condanna da parte dell’autore della guerra dell’Afghanistan è scontata e infatti ne rileva la completa illegalità ma osserva anche che la decisione di occupare l’Afghanistan in fondo era stata già presa nell’autunno del 2000 durante l’amministrazione Clinton.Questo significa che la guerra fu un vero e proprio atto preordinato nella quale la violenza dell’11 settembre fu soltanto un pretesto per creare un ampio consenso nazionale ed internazionale.Il fatto che poi gli Stati Uniti avessero trattato per almeno due anni consecutivi con i talebani per mettere le mani sugli oleodotti e sui gasdotti dell’Asia centrale e del Mar arabico attraverso il Pakistan è naturalmente una coincidenza puramente casuale… Ancora più significative sono le sue osservazioni in merito al ruolo dell’Italia: nel novembre del 2001 quando il 92% del parlamento italiano votò a favore della guerra non c’era in corso alcun esercizio di autodifesa e quindi il parlamento ha calpestato la costituzione, manipolando e stravolgendo lo statuto dell’ONU. Cosa sta a insegnare dunque la guerra? Che per punire un crimine si è disposti a commetterne un altro.In che cosa consiste allora la profondità della logica della guerra? Da una parte ci sono i buoni e dall’altro ci sono i cattivi.E quando si pensa in questo modo qualunque cosa, anche la più orribile, è accettabile. Quale conclusione possiamo fare a questo punto? Che non poche delle considerazioni dell’autore si applicano all’attuale conflitto tra la Russia e l’Ucraina.È proprio vero dunque che la storia non insegna nulla.

La strategia della tensione secondo il magistrato Giovanni Tamburino

Giovanni Tamburino, Dietro tutte le trame.Gianfranco Alliata e le origini della strategia della tensione, Donzelli, 2022

Il saggio del magistrato Giovanni Tamburino, amico di Giovanni Falcone, membro del consiglio direttivo dell’Archivio Flamini e soprattutto uno di coloro che maggiormente si è impegnato nel dimostrare il legame tra l’estremismo neofascista, i servizi segreti e i vertici più alti delle forze armate.Al di là delle vicende specifiche legate a Padova e a Verona sulle quali giustamente opportunamente il magistrato italiano si sofferma (stiamo alludendo al ruolo rilevante che ebbe nel coprire il Deep State a Padova il dirigente dell’ufficio politico della cultura padovana e cioè saverio Molino; al ruolo altrettanto rilevante del falso magistrato Cavallaro ,a quello svolto dal periodico “il settimanale“ diretto da Edilio Rusconi)l’autore comprende il ruolo rilevante di Verona perché questa città rappresentava il crocevia delle principali vicende eversive per molti decenni.Infatti Verona era la base delle forze armate americane in Italia e sede dei comandi Nato più importanti. Non solo :ma questi comandi avevano rapporti molto stretti con alcune logge massoniche.Non dimentichiamoci inoltre che proprio a Verona aveva sede l’ufficio di Guerra psicologica che era diretto dal Generale Francesco Nardella che risulterà legato alla massoneria di Alliata e alla Rosa dei venti. Di particolare importanza, sottolinea l’autore, la loggia massonica Colosseum composta anche da un certo Franck Gigliotti della Cia . All’interno di questa loggia vi erano esponenti di ON ma anche componenti di organizzazione paramilitari come per esempio quella del Nucleo di difesa dello Stato oltre a personaggi che facevano parte della P2 e del Sid. Un altro personaggio inquietante che si presenta al magistrato durante le sue inchieste fu un certo Dario Zagolin imprenditore ma soprattutto informatore e agente operativo, legato alle Brigate nere della Repubblica sociale di Salò. Ma l’importanza di questo personaggio è legato al fatto che fu presente a Piazza fontana l’11 dicembre 1969. Inoltre opportunamente il magistrato sottolinea come il gruppo politico di Valpreda fosse pieno di infiltrati e come la bomba che esplosa in Piazza fontana-non dimentichiamolo-era uno dei cinque ordini collocati a Milano ma anche a Roma.Tutto ciò implicava un preciso coordinamento a livello sia locale che nazionale. Era quindi il frutto di un’organizzazione raffinata, complessa e sperimentata. Insomma Zagolin era uno snodo importante con i servizi deviati , con il gruppo neofascista ON e con l’intelligence americana.Un altra questione di grande centralità furono i rapporti che esistevano tra l’ex terrorista dell’OAS Susini e la sua presenza presso il comando Ftase di Verona. Ma esistevano altri elementi probatori dei rapporti tra Spiazzi e i vertici di ON in Veneto. Da un punto di vista storico questi legami tra i gruppi di estrema destra anticomunisti, le strutture parallele dei servizi di sicurezza vanno inquadrati nella lotta al comunismo e più esattamente vanno inquadrati nella fondazione nel 1951 della commissione di pianificazione clandestina e nel fatto che questa commissione organizzò operazione clandestine. La matrice strategica originaria va dunque individuata nella riflessione che venne elaborata da parte americana negli anni 50 in funzione anticomunista.Se non si inquadrano questi eventi in un contesto di quella natura non si comprenderà l’esistenza di un filo preciso che lega eventi apparentemente lontani gli uni dagli altri. Per quanto possa essere importante il contenuto del convegno al Parco dei principi che si tenne nel 1965 questo deve essere comunque letto come una rielaborazione, un aggiornamento di una strategia che fu elaborata molto tempo prima.Un ‘altra struttura parallela fu certamente l’Organizzazione Gehelen strettamente legata non soltanto alla CIA ma anche al Sid. Un altro interessante aspetto relativo ai legami fra Stati Uniti e la strategia della tensione è dimostrato dal fatto che gli americani diedero rilevanti finanziamenti a Miceli attraverso l’ambasciata americana e una parte di questi finanziamenti servivano anche a finanziare gruppi di estrema destra. Indipendentemente dall’autenticità o meno del celebre Field Manual 30 -31 del 70, una documentazione di analoga importanza è quella intitolata US Policy toward Italy frutto del lavoro del consiglio di sicurezza nazionale americano. In questo documento si dice chiaramente che non è accettabile che il partito comunista possa giunge aggiungere per via legale al potere e in esso si sottolinea come fosse necessario prendere ogni azione necessaria per prevenire o rovesciare il predominio comunista. Questo documento poi verrà formalizzato nel gennaio del 1961 sotto la sigla NSC 2014/1-Secret. Ma come devono essere interpretati da un punto di vista più ampio l’esistenza di questi gruppi di estrema destra? Questi gruppi, almeno fino agli anni 80, furono un braccio esecutivo ed ufficiale dello Stato: questo significa che all’interno delle strutture statali esisteva una pianificazione frutto di una pianificazione sovranazionale dipendente dalla Nato e dagli Stati Uniti.Infatti l’analisi del rapporto fra i gruppi fascisti e le protezioni interne alle strutture ufficiali aiuta certamente a fare chiarezza sull’espressione equivoca cioè stragi di stato. Usare questa espressione, secondo il magistrato, è un errore perché queste stragi non furono frutto della politica italiana cioè la politica non fu l’attore della strategia ma anzi esistette una barriera interna da parte delle forze politiche comprese quelle della maggioranza che si oppose in modo efficace alla eversione. Ecco perché è meglio usare l’espressione Deep state perché essa fa riferimento alla stratificazione che è un fenomeno reale.Secondo il magistrato organismi, associazioni eccetera si collocano sotto il livello visibile per realizzare corruzione, delitti e alterare il funzionamento della democrazia. Questa espressione rinvia al fatto che settori non marginali dei pubblici poteri non solo erano a conoscenza di quanto accadeva ma ne furono addirittura gestori e beneficiari a lungo in prima persona e ciò fu possibile grazie al coinvolgimento di personaggi di alto livello dell’istituzione e cioè da parte dei ministri, magistrati, verso delle forze armate e dell’intelligence. Insomma questa sorta di Deep State rappresenta una vera e propria zona grigia e all’interno di essa vi sono uomini chiave che io ho definito-al di là della riflessione dell’autore del saggio-uomini anello, uomini che sono stati in grado di collegare grazie alla loro autorevolezza e alla loro lucidità politico -strategica la massoneria, i servizi di sicurezza italiani e stranieri, una parte della classe politica e anche la criminalità organizzata.Facciamo alcuni nomi di questi uomini anello: Roberto Calvi, Michele Sindona , Licio Gelli ma soprattutto-e qui ritorniamo al saggio dell’autore-Gianfranco Alliata di Montereale personaggio che attraversato per mezzo secolo le vicende italiane come esponente di spicco dalla massoneria ,a stretto contatto con gruppi dell’estrema destra, promotore di strutture lecite ma anche di associazioni e movimenti appartenenti al settore più oltranzista della Nato e degli Stati Uniti. Un chiarimento però si impone-sottolinea l’autore-ed è relativo all’espressione zona grigia .Che cosa si intende con questa espressione? È una sorta di di fusione di componenti di carattere massonico, mafioso, finanziario e organizzazioni eversive. Questa zona griglia nasconde strutture coperte ed è caratterizzata da personaggi trasversali. A proposito di Alliata l’autore sottolinea come sia molto probabile che sia stato lui il mandante dell’omicidio di Portella della ginestra ,come sia stato lui a servirsi di Salvatore Giuliano.Insomma questo personaggio per certi versi inquietante avrebbe svolto, secondo l’autore, un ruolo molto importante nella pianificazione della strategia della tensione e avrebbe quindi svolto un ruolo di collegamento diretto tra la massoneria italiana e quella americana.

Le recenti azioni terroristiche contro Israele secondo Alain Rodier

Cosa significano gli ultimi episodi di azioni terroristiche compiute ad Israele secondo l’ex agente dei servizi di sicurezza francesi Alain Rodier? https://atlantico.fr/article/decryptage/les-attentats-meurtriers-se-succedent-en-israel-attaque-terrorisme-hamas-palestine-etat-islamique-securite-defense-alain-rodier

L’ultimo attentato si è svolto la sera del 29 marzo in località Benei Berak. Secondo le autorità, quattro civili e un agente di polizia sono stati uccisi in due attacchi separati.

Nella prima azione, il terrorista ha ucciso civili vicino a un negozio con un fucile d’assalto. Si è poi trasferito in una zona vicina e ha ucciso l’agente di polizia (cristiano) Amir Khoury, prima di essere neutralizzato da uno dei suoi colleghi.

Secondo la stampa israeliana, il terrorista identificato come Dia Hamarsha viveva nella città di Jenin. Secondo quanto riferito, è stato imprigionato per diversi anni per traffico di armi e perché appartenente a un’organizzazione terroristica palestinese.

Hamas e la Jihad islamica palestinese (PIJ) hanno rilasciato una dichiarazione in cui si congratulano con l’aggressore giustificando la sua azione come una “risposta naturale” a quelli che considerano “crimini commessi da Israele contro il popolo palestinese”.

Un altro messaggio delle Brigate dei Martiri di Al-Aqsa in Cisgiordania ha rivendicato la responsabilità di quest’ultimo attacco. “Benediamo l’eroica operazione svolta dal martire immerso nel cuore del quartiere occupato di Tel al-Rabee / Zia Hamarsha che venera il distretto di Jenin, che ha provocato la morte di cinque stupratori e feriti”.

Va notato che questa organizzazione terroristica dipendente da Fatah non conduceva operazioni spettacolari dal 2007. Secondo Wassim Nasr, “è davvero una ‘riattivazione’ delle brigate martire di Fatah al-Aqsa a Ramallah ‘contro l’occupante e per sostenere la resistenza’”. Per lui, dobbiamo seguire la reazione dell’Autorità palestinese, che non ha ancora sospeso la sua cooperazione con Israele.

Il 27 marzo, la città di Hadera è stata oggetto di un attacco terroristico da parte di due palestinesi di nazionalità israeliana. Hanno aperto il fuoco con una mitragliatrice vicino a una fermata dell’autobus uccidendo due agenti di polizia di 19 anni (Yezen Falah di fede drusa e Shirel Aboukrat, un franco-israeliano), e ferendo altre quattordici persone.

I due terroristi erano stati neutralizzati da membri dell’unità antiterrorismo della polizia di frontiera che erano fuori servizio. Il ministro della Difesa Benny Gantz si è congratulato con loro mentre offriva le sue condoglianze alle famiglie delle vittime e auspicava una pronta guarigione ai feriti.

Si dice che i terroristi siano due cugini identificati come Ibrahim e Ayman Ighbariya. Secondo quanto riferito, Ibrahim è stato arrestato nel 2016 in Turchia mentre cercava di unirsi allo Stato islamico in Siria. Era stato estradato in Israele dove aveva scontato una pena detentiva di sedici mesi (è stato rilasciato nel 2020).

In un video girato prima dell’attacco, i due uomini giurano fedeltà allo Stato islamico e al nuovo “califfo”, Abu Hassan al-Hachimi al-Qourachi introdotto il 10 marzo 2022 in seguito alla morte di Ibrahim al-Hachimi al-Qourachi.

Questo attacco è stato rivendicato dal ramo salafita delle brigate al-Nasser Salah al-Din, che riunisce formazioni palestinesi. La dichiarazione specifica che è stata “una risposta al vertice dell’asse del male”, in riferimento al vertice del Negev iniziato il 27 marzo. Hanno partecipato ministri degli esteri egiziano, degli Emirati, del Marocco e del Bahrain e il segretario di Stato americano Anthony Blinken. La conferenza si è occupata della sicurezza in Medio Oriente nel quadro degli accordi di Abramo. Il primo ministro israeliano Naftali Bennett era assente per andare sulla scena dell’attacco ad Hadera.

Il leader del principale partito politico arabo in Israele (Ra’am) Mansour Abbas ha condannato questa azione terroristica nei seguenti termini: “questo crimine ripugnante è stato ispirato dallo Stato islamico, che non riflette la popolazione arabo-israeliana che desidera vivere in conformità e in conformità con la legge”.

Già lunedì, cinque sospetti sono stati arrestati, tra cui tre nella città araba di Umm el-Fahm, il luogo di residenza dei due terroristi situato a una ventina di chilometri da Hadera.

Il 22 marzo, Mohammed Abu al-Kiyan ha effettuato un attacco con un’auto e poi con un coltello a Beer Sheba, la città principale del deserto del Negev. Quattro persone sono state uccise e altre due ferite. L’aggressore che ha scontato una pena detentiva dal 2016 al 2019 per le scuse di Daesh è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco. L’ISIS ha definito questo terrorista un “inghamasi”, cioè un attivista d’élite che combatte senza uno spirito di ritorno.

Le due azioni rivendicate da Daesh sono rare in Israele. Nel 2017, una cellula palestinese che afferma di essere Daesh ha effettuato un attacco nella città vecchia di Gerusalemme. Una guardia di frontiera era stata uccisa e diverse persone ferite prima che gli assalitori fossero neutralizzati. Hamas e la Jihad islamica palestinese (PIJ) hanno accolto con favore queste operazioni anche se non sono affiliate a Daesh.

Tuttavia, questi tre attacchi mortali mostrano la difficoltà di contrastare questo tipo di attacco.

In generale, i movimenti palestinesi erano principalmente nazionalisti e antisionisti? E la loro eredità marxista-leninista ha impedito loro di cadere nel fondamentalismo religioso. Questo probabilmente sta cambiando.

Inoltre, piccoli gruppi e individui affiliati alla causa di Daesh sono presenti da anni in Israele e nella Striscia di Gaza. Inoltre, una delle “provincie dello Stato islamico” più importanti è quella del Sinai, che confina con la Striscia di Gaza. E come le sue controparti nel continente africano, sta raddoppiando le sue attività al momento…

Jacques Baud Come procedono le operazioni in Ucraina

A partire dal 25 marzo 2022, la nostra analisi della situazione conferma le osservazioni e le conclusioni fatte a metà marzo.

L’offensiva lanciata il 24 febbraio è strutturata in due linee , in conformità con la dottrina operativa russa:

– Uno sforzo principale diretto verso il sud del paese nella regione del Donbass e lungo la costa del Mar d’Azov. Come previsto dalla dottrina, gli obiettivi principali sono su questa linea: la neutralizzazione delle forze armate ucraine (obiettivo di “smilitarizzazione”) e la neutralizzazione delle milizie paramilitari ultranazionaliste nelle città di Kharkov e Mariupol (obiettivo di “denazificazione”). Questa spinta principale è guidata da una coalizione di forze: le forze russe del distretto militare meridionale attraverso Kharkov e la Crimea, con – al centro – le forze della milizia delle repubbliche di Donetsk e Luhansk, nonché un contributo della Guardia nazionale cecena per i combattimenti nell’area urbana di Mariupol;

– Uno sforzo secondario su Kiev, il cui obiettivo è quello di “aggiustare” le forze ucraine (e occidentali), in modo da impedirle di condurre operazioni contro la spinta principale, o addirittura di portare indietro le forze della coalizione russa.

Questa offensiva segue rigorosamente gli obiettivi fissati da Vladimir Putin il 24 febbraio. Ma, ascoltando solo i loro pregiudizi, di “esperti” e politici occidentali hanno sottolineato che l’obiettivo della Russia era impadronirsi dell’Ucraina e rovesciare il suo governo. Applicando una logica molto occidentale, vedevano Kiev come il “centro di gravità” (Schwerpunkt) delle forze ucraine. Secondo Clausewitz, il “centro di gravità” è l’elemento da cui un belligerante trae la sua forza e capacità di agire, quindi è l’obiettivo prioritario della strategia di un avversario. Questo è il motivo per cui gli occidentali hanno sistematicamente cercato di prendere il controllo delle capitali nelle guerre che hanno intrapreso. Addestrato e consigliato da esperti della NATO, lo Stato Maggiore ucraino ha, in modo abbastanza prevedibile, applicato la stessa logica per rafforzare la difesa di Kiev e dei suoi dintorni, lasciando le sue truppe povere nel Donbass, lungo il principale asse di sforzo russo.

Se avessimo ascoltato attentamente Vladimir Putin, ci saremmo resi conto che l’obiettivo strategico della coalizione russa non è impadronirsi dell’Ucraina, ma rimuovere qualsiasi minaccia per le popolazioni di lingua russa del Donbass. Sulla base di questo obiettivo generale, il “vero” centro di gravità che la coalizione russa sta cercando di colpire è la maggior parte delle forze armate ucraine ammassate nel sud-sud-est del paese dalla fine del 2021, non Kiev.

Convinti che l’offensiva russa stia prendendo di mira Kiev, gli esperti occidentali hanno logicamente concluso che 1) i russi stanno calpestando e 2) la loro offensiva è destinata al fallimento perché non saranno in grado di tenere il paese a lungo termine.

Detto questo, il discorso occidentale su un’offensiva russa impantanata e i cui successi sono scarsi fa anche parte della guerra di propaganda condotta da entrambe le parti. Pertanto, la sequenza delle mappe delle operazioni pubblicate da Libération dalla fine di febbraio non mostra praticamente alcuna differenza da un giorno all’altro fino al 18 marzo (quando i media hanno smesso di aggiornarsi). Così, il 23 febbraio, su France 5, la giornalista Élise Vincent valuta il territorio preso dalla coalizione russa come l’equivalente della Svizzera o dei Paesi Bassi. In realtà, siamo più sulla superficie della Gran Bretagna.

Inoltre, va notato che le forze ucraine non compaiono su nessuna mappa della situazione presentata dai nostri media. Pertanto, se la mappa del Ministero delle Forze armate fornisce un’immagine leggermente più onesta della realtà, evita accuratamente di menzionare le forze ucraine circondate nel calderone di Kramatorsk.

Le forze ucraine, infatti, non sono mai rappresentate sulle nostre mappe, perché ciò dimostrerebbe che non sono state schierate al confine russo nel febbraio 2022, ma che sono state raggruppate nel sud del Paese in preparazione all’offensiva di cui è iniziata la fase preparatoria il 16 febbraio. Ciò conferma che la Russia ha reagito solo a una situazione avviata dall’Occidente, attraverso l’Ucraina, come vedremo. Oggi, sono queste forze che sono accerchiate nel calderone di Kramatorsk e metodicamente frammentate e neutralizzate passo dopo passo in maniera incrementale dalla coalizione russa.

La vaghezza mantenuta sulla situazione delle forze ucraine in Occidente ha altri effetti. Innanzi tutto mantiene l’illusione di una possibile vittoria ucraina. Così, invece di incoraggiare un processo di negoziazione, l’Occidente cerca di prolungare la guerra. Per questo l’Unione Europea e alcuni dei suoi paesi membri hanno inviato armi e incoraggiano così la popolazione civile ei volontari di ogni tipo ad andare a combattere, spesso senza addestramento e senza una vera struttura di comando, con conseguenze omicide.

Sappiamo che in un conflitto ciascuna parte tende a informare in modo da dare un’immagine favorevole della propria azione. Nasconde le profonde carenze della condotta ucraina, nonostante sia stata addestrata e consigliata dai soldati della NATO.

Pertanto, la logica militare avrebbe imposto che le forze catturate nel calderone di Kramatorsk si sarebbero ritirate su una linea all’altezza del Dnepr, ad esempio, per riorganizzarsi ed effettuare una controffensiva; ma gli fu proibito di ritirarsi dal presidente Zelensky. Già nel 2014 e nel 2015, un attento esame delle operazioni ha mostrato che gli ucraini stavano applicando schemi “stile occidentale”, totalmente inadatti alle circostanze, di fronte a un avversario più fantasioso, più flessibile e con strutture di leadership più snelle. Oggi è lo stesso fenomeno.

Infine, la visione parziale del campo di battaglia che ci è stata data dai nostri media ci ha reso incapaci di aiutare lo stato maggiore ucraino a prendere le giuste decisioni. Ci ha portato a pensare che l’ovvio obiettivo strategico fosse Kiev, che la “smilitarizzazione” fosse mirata all’adesione dell’Ucraina alla NATO e che la “denazificazione” fosse mirata a rovesciare Zelensky. Questa leggenda è stata alimentata dall’appello di Vladimir Putin alla disobbedienza all’esercito ucraino, interpretato (con grande immaginazione e pregiudizio) come un appello a rovesciare il governo. Tuttavia, questa chiamata era rivolta alle forze ucraine schierate nel Donbass in modo che si arrendessero senza combattere. L’interpretazione occidentale ha indotto il governo ucraino a giudicare male gli obiettivi russi e ad abusare del suo potenziale di vittoria.

Non vinci una guerra con il pregiudizio: la perdi, ed è quello che sta succedendo. Pertanto, la coalizione russa non è mai stata “fermata” o “fermata” da una resistenza eroica: semplicemente non ha attaccato dove previsto! Non volevamo ascoltare ciò che Vladimir Putin ci ha spiegato molto chiaramente. Per questo siamo così diventati – volens nolens – i principali artefici della sconfitta ucraina che sta prendendo forma. Paradossalmente, è probabilmente a causa dei nostri sedicenti “esperti” e strateghi occasionali sui nostri televisori che l’Ucraina si trova oggi in questa situazione!

Per quanto riguarda il corso delle operazioni, le analisi presentate dai nostri media provengono il più delle volte da politici o cosiddetti esperti militari, che trasmettono propaganda ucraina.

Sia chiaro: qualsiasi guerra è una tragedia. Il problema qui è che i nostri strateghi del pareggio stanno chiaramente cercando di drammatizzare eccessivamente la situazione per escludere qualsiasi soluzione negoziata. Questa evoluzione, tuttavia, spinge alcuni soldati occidentali a parlare ea dare un giudizio più sfumato. Così, su Newsweek, un analista della Defense Intelligence Agency (DIA), l’equivalente americano del a Direction du Renseignement Militaire (DRM) in Francia, osserva che “in 24 giorni di conflitto, la Russia ha effettuato circa 1.400 attacchi e lanciato quasi 1.000 missili (in confronto, gli Stati Uniti hanno effettuato più di attacchi e lanciato più missili sul primo giorno della guerra in Iraq nel 2003)”.

Mentre gli occidentali “preparano” il campo di battaglia con attacchi intensi e prolungati prima di inviare le loro truppe sul campo, i russi preferiscono un approccio meno distruttivo, ma più ad alta intensità di truppe. Su France 5, la giornalista Mélanie Tarvant presenta la morte dei generali sul campo di battaglia come prova della destabilizzazione dell’esercito russo. Ma è una profonda incomprensione delle tradizioni e delle modalità di funzionamento di questa. Mentre in Occidente i comandanti tendono a guidare da dietro, le loro controparti russe tendono a guidare dalla parte anteriore dei loro uomini: in Occidente diciamo “Avanti!” in Russia dicono “Seguimi!” “. Questo spiega le elevate perdite ai vertici del comando, già osservate in Afghanistan, ma anche una selezione dei quadri molto più rigorosa che in Occidente.

Inoltre, l’analista della DIA osserva che “la stragrande maggioranza degli attacchi aerei ha luogo sul campo di battaglia, con aerei russi che forniscono ‘supporto aereo ravvicinato’ alle forze di terra. Il resto – meno del 20%, secondo gli esperti statunitensi – prende di mira aeroporti militari, caserme e depositi di supporto”. Così, la frase “bombardamento indiscriminato [che] devasta la città e uccide tutti” ripresa dai media occidentali sembra contraddire l’esperto dell’intelligence americana che afferma “se solo ci convinciamo che la Russia sta bombardando indiscriminatamente, o non infligge più danni perché il suo personale non è all’altezza o perché tecnicamente inetto, quindi non vediamo il conflitto per quello che è”.

In effetti, le operazioni russe differiscono fondamentalmente dal concetto occidentale. L’ossessione degli occidentali di non avere vittime nelle proprie forze li porta a operazioni che risultano essenzialmente in attacchi aerei molto mortali. Le truppe di terra intervengono solo quando tutto è stato distrutto. Ecco perché, in Afghanistan o nel Sahel, gli occidentali uccidono più civili che terroristi. Questo è il motivo per cui i paesi occidentali impegnati in Afghanistan, Medio Oriente e Nord Africa non pubblicano più il bilancio delle vittime civili causate dai loro attacchi . Perché, infatti, gli europei impegnati in regioni che incidono solo marginalmente sulla loro sicurezza nazionale, come gli estoni nel Sahel, si recano lì per “sporcarsi le mani”.

In Ucraina la situazione è molto diversa. Basta guardare una mappa delle zone linguistiche per vedere che la coalizione russa opera quasi esclusivamente nella zona di lingua russa, quindi in mezzo a popolazioni generalmente favorevoli. Il che spiega anche le dichiarazioni di un ufficiale dell’aeronautica americana: “So che i media continuano a dire che Putin prende di mira i civili, ma non ci sono prove che la Russia lo faccia intenzionalmente”.

Al contrario, è per lo stesso motivo – ma implicitamente – che l’Ucraina ha schierato i suoi combattenti paramilitari ultranazionalisti in grandi città come Mariupol o Kharkov: senza legami affettivi o culturali con le popolazioni locali, queste milizie possono combattere anche a costo di pesanti vittime civili. Le atrocità che stiamo scoprendo sono ancora nascoste dai media francofoni, per paura di perdere il sostegno all’Ucraina, come riportato dai media vicini ai repubblicani negli Stati Uniti.

Dopo gli scioperi di “decapitazione” nei primi minuti dell’offensiva, la strategia operativa russa è stata quella di aggirare i centri urbani per avvolgere l’esercito ucraino “fissato” dalle forze delle repubbliche del Donbas. È importante ricordare che la “decapitazione” non ha lo scopo di annientare lo stato maggiore o il governo (come tendono a capire i nostri “esperti”), ma di tagliare le strutture di comando in modo da impedire la manovra coordinata delle forze. Cerchiamo, al contrario, di preservare gli organi di gestione per poter negoziare una via d’uscita dalla crisi.

Il 25 marzo 2022, dopo aver chiuso a chiave il calderone di Kramatorsk, chiuso ogni possibilità di ritirata agli ucraini e preso la maggior parte delle città di Kharkov e Mariupol, la Russia ha quasi raggiunto i suoi obiettivi: non resta che concentrare i suoi sforzi per ridurre sacche di resistenza. Quindi, contrariamente a quanto sostenuto dalla stampa occidentale, non si tratta di un riorientamento o di un ridimensionamento della sua offensiva, ma di metodica attuazione degli obiettivi. La forza lavoro ha annunciato il 24 febbraio.

Un aspetto particolarmente preoccupante di questo conflitto è l’atteggiamento dei governi europei che consentono o incoraggiano l’impegno dei loro cittadini ad andare a combattere in Ucraina. L’appello di Volodymyr Zelensky a unirsi alla Legione Internazionale per la Difesa Territoriale dell’Ucraina da lui appena creata è stato accolto con entusiasmo dai paesi europei.

Incoraggiati dai media che ritraggono un esercito russo in rotta, molti di questi giovani se ne vanno immaginando di andare – letteralmente – a una battuta di caccia. Tuttavia, una volta lì, la disillusione è grande. Le testimonianze mostrano che questi “dilettanti” finiscono spesso come “carne da cannone” senza avere alcun impatto reale sull’esito del conflitto. L’esperienza dei recenti conflitti mostra che l’arrivo di combattenti stranieri non aggiunge nulla a un conflitto se non aumentarne la durata e la letalità.

Inoltre, dovrebbe destare preoccupazione l’arrivo di diverse centinaia di combattenti islamici dalla regione di Idlib, regione sotto il controllo e la protezione della coalizione occidentale in Siria (e in cui due leader dello Stato islamico sono stati uccisi dagli americani). In effetti, le armi che forniamo in modo molto generoso all’Ucraina sono già in parte nelle mani di persone e organizzazioni criminali e stanno già cominciando a porre un problema di sicurezza per le stesse autorità di Kiev. Per non parlare del fatto che le armi la cui efficacia è elogiata contro gli aerei russi potrebbero alla fine minacciare i nostri aerei militari e civili…

Il volontario presentato con orgoglio da RTBF al telegiornale delle 19:30 dell’8 marzo 2022 era un ammiratore del “Corps Franc Wallonie” dei volontari belgi impegnati con il Terzo Reich, e illustra il tipo di pubblico attratto dall’Ucraina. Alla fine, dovrai chiederti chi ha vinto di più dal Belgio o dall’Ucraina…

La distribuzione indiscriminata di armi potrebbe benissimo rendere – volens nolens – l’UE un sostegno all’estremismo, o addirittura al terrorismo internazionale. Risultato: aggiungiamo sventura a sventura, per soddisfare le élite europee più della stessa Ucraina.

*

In conclusione, vale la pena sottolineare tre punti.

– L’intelligence occidentale ignorata dai responsabili politici

I documenti militari rinvenuti presso il quartier generale ucraino nel sud del Paese confermano che l’Ucraina si stava preparando ad attaccare il Donbass e che gli spari osservati dagli osservatori dell’OSCE dal 16 febbraio annunciavano un’imminente focolaio.

Qui una riflessione è d’obbligo per gli occidentali: o i loro servizi di intelligence non hanno visto cosa stava succedendo e sono molto cattivi, oppure i politici hanno scelto di non ascoltarli. Sappiamo che i servizi di intelligence russi hanno capacità analitiche di gran lunga superiori rispetto ai servizi occidentali. Sappiamo anche che i servizi di intelligence americani e tedeschi avevano compreso molto bene la situazione dalla fine del 2021 e sapevano che l’Ucraina si stava preparando ad attaccare il Donbass.

Questo ci permette di dedurre che i leader politici americani ed europei hanno deliberatamente spinto l’Ucraina in un conflitto che sapevano sarebbe andato perduto, al solo scopo di infliggere un colpo politico alla Russia.

Il motivo per cui Zelensky non dispiegò le sue forze al confine russo e affermò ripetutamente che il suo grande vicino non lo avrebbe attaccato era presumibilmente che pensava di fare affidamento sulla deterrenza occidentale. Ha detto alla CNN il 20 marzo che gli era stato chiaramente detto che l’Ucraina non avrebbe fatto parte della NATO, ma pubblicamente sembra il contrario! Quindi l’Ucraina è stata sfruttata per colpire la Russia. Obiettivo la chiusura del gasdotto North Stream 2, annunciata l’8 febbraio da Joe Biden durante la visita di Olaf Scholz a cui è seguita una pioggia di sanzioni.

– Una diplomazia rotta

Ovviamente, dalla fine del 2021, l’Occidente non ha fatto alcuno sforzo per riattivare gli accordi di Minsk, come dimostrano i resoconti di visite e conversazioni telefoniche, in particolare tra Emmanuel Macron e Vladimir Putin. Tuttavia, la Francia, in quanto garante degli Accordi di Minsk e come membro permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, non ha rispettato i propri impegni, il che ha così portato alla situazione che l’Ucraina sta vivendo oggi. Abbiamo persino la sensazione che gli occidentali abbiano cercato di aggiungere benzina sul fuoco dal 2014.

Pertanto, la messa in allerta delle forze nucleari da parte di Vladimir Putin il 27 febbraio è stata presentata dai nostri media e dai nostri politici come un atto di irrazionalità o di ricatto. Ciò che si dimentica è che ha fatto seguito alla minaccia appena velata lanciata da Jean-Yves Le Drian, tre giorni prima, che aveva indicato che la NATO avrebbe potuto utilizzare l’arma nucleare. aria. È molto probabile che Putin non abbia preso sul serio questa “minaccia”, ma abbia voluto spingere i paesi occidentali – e la Francia in particolare – ad abbandonare il linguaggio eccessivo.

– La vulnerabilità degli europei alla manipolazione è in aumento

Oggi, la percezione diffusa dai nostri media che l’offensiva russa si sia arenata, che Vladimir Putin sia pazzo, irrazionale e quindi pronto a tutto pur di uscire dall’impasse in cui si troverebbe. In questo sfondo totalmente emotivo, la strana domanda posta dal senatore repubblicano Marco Rubio durante l’audizione di Victoria Nuland davanti al Congresso: “Se c’è un incidente o un attacco in Ucraina con armi biologiche o chimiche, c’è qualche dubbio nella tua mente che ci sia un 100 % di possibilità che i russi siano responsabili? Naturalmente lei risponde che non ci sono dubbi. Eppure non c’è assolutamente alcuna indicazione che i russi stiano usando tali armi. Inoltre, i russi hanno finito di distruggere le loro scorte nel 2017, mentre gli americani non le hanno ancora distrutte…

Forse questo non significa niente. Ma nello stato d’animo attuale, tutte le condizioni sono soddisfatte perché si verifichi un incidente, che potrebbe spingere gli occidentali a impegnarsi maggiormente, in una forma o nell’altra, nel conflitto ucraino (incidente “sotto falsa bandiera”).

Le società di lobby americane e il Congo

https://intelligencegeopolitica.it/le-societa-di-lobby-americane-e-il-congo/

Propaganda e realtà.La Falcon Cell irachena e il contrasto al terrorismo islamico

Mustafa Al Kazemi, nonostante i precedenti fallimenti della cellula antiterrorista denominata Falcon Cell https://www.al-monitor.com/originals/2021/02/iraq-security-falcon-basri-militias.html in qualità di Primo Ministro iracheno esercita ancora una forte influenza su questa unità che gestisce operazioni di antiterrorismo secondo modalità non convenzionali in stretta collaborazione con l’intelligence americana e cioè con la CIA e con l’MI6 . https://www.middleeasteye.net/news/iraq-kadhimi-spymaster-falcons-cell-shia-militias-foreign-loyalty

Nonostante-erroneamente-gli americani e gli inglesi avessero considerato questa cellula assolutamente efficiente ha dimostrato tuttavia di non essere all’altezza nel contrastare in modo efficace al Qaeda e le sue azioni terroristiche in Iraq; non solo non è stata in grado di smantellare al Qaeda ma le azioni terroristiche condotte dello Stato islamico nel gennaio del 21 hanno dimostrato la scarsa affidabilità di questa cellula antiterroristica.Oltre a contrastare il terrorismo islamico fra i compiti di questa cellula vi è quello di combattere le milizie sciite filoiraniana.Allo scopo di invertire questo trend negativo il Primo Ministro ha affidato a Ahmed Taha Abu Ragheed vice ministro degli Interni la supervisiona delle operazioni antiterrorismo della Falcon Cell .

Guerra cibernetica: Cina e Stati Uniti

Un rapporto della società cinese di sicurezza informatica Qihoo 360 https://en.tmtpost.com/post/6025484

del 2 marzo ha sottolineato il ruolo sempre più rilevante della Nsa americana ma anche della Cia. A questo proposito come sostiene Reuters https://www.reuters.com/article/us-china-usa-cia-idUSKBN20Q2SI Qihoo ha affermato che la Central Intelligence Agency aveva preso di mira i settori dell’aviazione e dell’energia della Cina, le organizzazioni di ricerca scientifica, le società Internet e le agenzie governative. Ma naturalmente anche la Cina è attiva nella attività di Cyberwarfare come dimostrano i rapporti del TeamT5 di Taiwan https://teamt5.org/en/posts/china-s-cyber-power-intel-roundup-2021/

Il ruolo della propaganda.Russia e Stati Uniti

Prosegue incessante e in modo continuo la guerra di propaganda fra Stati Uniti e Russia.Incominciamo dalla Russia.il 17 marzo il vicepresidente del consiglio di sicurezza della federazione russa e cioè Dmitry Medvedev, https://t.me/medvedev_telegram ha sottolineato che a causa della propaganda americana si sta diffondendo in Occidente un vero e proprio atteggiamento “ russofobo”; in secondo luogo ha ribadito come l’allargamento della Nato sia una delle cause principali della attuale situazione che non fa altro che acutizzarsi a causa sia della guerra economica che della Cyber Warfare che sia la Nato che gli Stati Uniti stanno proseguendo.Ma il viceministro non si è risparmiato nell’uso di espressioni apertamente sprezzanti verso la propaganda occidentale: ha infatti sostenuto che l’atteggiamento posto in essere sia stato disgustoso, criminale e basato sulla logica del doppio standard . Infine ha sottolineato che lo scopo reale della Nato e degli Stati Uniti sia sostanzialmente quello di fare collassare la Federazione russa.
Veniamo adesso al Presidente degli Stati Uniti.Oltre ad aver annunciato un’ulteriore pacchetto di 800 milioni di dollari in aiuti militari all’Ucraina, che si aggiungono a quelli già stanziati che si aggirano intorno ai 200 milioni di dollari, il presidente americano ha definito il presidente russo un vero e proprio criminale di guerra https://edition.cnn.com/2022/03/16/politics/biden-calls-putin-a-war-criminal/index.html.Una accusa questa che è molto ricorrente all’interno della propaganda di guerra e che è stata ampiamente usata nei confronti di Saddam Hussein come nei confronti di Gheddafi. Se è evidente che gli Stati Uniti fino a questo momento vogliono evitare un conflitto di proporzioni globali che potrebbe condurci verso una guerra nucleare è altrettanto vero tuttavia che non intendono direttamente entrare in trattativa con Putin come fece per esempio Kennedy nei confronti di Krusciov quando ci fu la crisi missilistica di Cuba.Un segnale questo che non dovrebbe essere sottovalutato e che potrebbe semplicemente significare la volontà da parte americana di fare collassare la Federazione Russa eliminando in questo modo un pericoloso concorrente.È inoltre interessante osservare come-seppure in linea generale-la strategia che fino adesso è stata posta in essere dagli Stati Uniti nei confronti di Taiwan in funzione di contenimento anticinese -non sia in fondo molto diversa da quella che gli Stati Uniti e la Nato hanno attuato nei confronti dell’Ucraina. Sarà Taiwan la prossima Ucraina?
Quanto alle accuse rivolte da Biden nei confronti di Putin sarebbe fin troppo facile contro argomentare ricordando per esempio come gli Stati Uniti non facciano parte della Corte penale internazionale poiché temono-e a ragione-che i propri militari sarebbero condannati per crimini contro l’umanità; per quanto poi concerne la strategia di destabilizzazione attuata dagli Stati Uniti in Medioriente o nei Balcani questa si commenta da sé. Riguardo poi alla profondità delle riflessioni strategiche americane-come quelle che furono attuare in Vietnam e più recentemente in Afganistan-basterebbe soltanto andarsi a rileggere le analisi lucide e profondamente ironiche di Noam Chomsky presenti nel saggio I nuovi mandarini.(A proposito: vorremmo sommessamente ricordare ai numerosi commentatori nostrani che gli Stati Uniti usarono il Napalm durante la guerra del Vietnam…).
Due considerazioni infine: si è parlato-anche su riviste blasonate e specializzate in strategia militare e in politica estera-del fatto che il presidente russo avrebbe avuto intenzione di attuare una Blitzkrieg in Ucraina.Ma questa è una convinzione del tutto personale formulata da numerosi strateghi e analisti non suffragata tuttavia da una documentazione oggettivamente dimostrabile ma solo da considerazioni desunte da indizi. In secondo luogo dare per spacciata la strategia militare di Putin è un azzardo a livello di scenario strategico molto rischioso soprattutto da parte di coloro che avevano escluso la possibilità che il presidente russo intendesse veramente invadere l’Ucraina. Una maggiore prudenza e cautela da un lato e un maggior senso dell’autoironia dall’altro lato da parte dei vari Clausewitz nostrani -e non -forse non guasterebbe.

Russia e Ucraina.Lo snodo strategico di Port Sudan

https://intelligencegeopolitica.it/russia-e-sudan-lo-snodo-strategico-sul-mar-rosso/