Gino Strada e la condanna della guerra

Sia nel capitolo XVI che nel nel XVII Gino Strada nel suo saggio: “Una persona alla volta“ (Feltrinelli, 2022) sottolinea l’inaccettabilità della guerra sia come modo di pensare che come strumento per risolvere le problematiche internazionali . In che cosa consiste quella mentalità vetusta, criminale che per l’autore ha caratterizzato la storia fino a questo momento? Per rispondere a questa drammatica domanda l’autore fa alcuni illuminanti esempi: “in un paese, l’Afghanistan si nasconde un terrorista di nome Osama Bin Laden: si bombarda il paese, si radono al suolo i villaggi, lo si occupa militarmente per vent’anni, spendendo miliardi di euro per fare la guerra al terrorismo; Saddam Hussein non è più un alleato affidabile? Si inventano le prove che lo identificano come un pericolo, il segretario americano agita provette per gli esami delle urine al palazzo dell’ONU spacciandole per prove . Infine si bombarda l’Iraq e lo si occupa militarmente. Gheddafi in Libia non è più l’amico che fornisce petrolio a mezza Europa? Nessun problema.Si bombarda.Ogni volta la stessa risposta, la stessa scelta.“. A coloro che prendono decisioni cosa interessa come vivono le persone in Afghanistan e in Iraq, in Libia o in Siria? Cosa interessa la loro vita,la loro dignità , la loro sofferenza e la morte che hanno dovuto patire? Quando si associa il termine guerra al termine diritto ,sottolinea Strada ,si commette un errore macroscopico poiché i due termini sono assolutamente incompatibili: la guerra infatti è la negazione di ogni diritto.Per evitare la guerra bisogna imparare a pensare in modo diverso e finché resterà un’opzione disponibile la guerra continuerà essere di fatto la prima opzione. In qualità di medico Strada paragona la guerra al cancro. Sostenere insomma che la guerra sia ancora oggi uno degli strumenti che reggono la convivenza umana è inconcepibile: al contrario eliminare la guerra è la scelta più razionale e realistica. Ognuno di noi si deve impegnare a buttare fuori la guerra dalla storia.Utopia? Strada risponde ricordando che anche la schiavitù e la segregazione razziale erano considerate utopiche. Noi dobbiamo immaginare un mondo senza guerre, noi dobbiamo pensare e attuare le condizioni affinché prima diminuiscono e poi scompaiono le guerre.Abolire la guerra è indispensabile affinché l’avventura umana possa continuare sottolinea l’autore. A tale proposito l’autore facendo riferimento alla riflessione di Einstein sottolinea come la guerra sia talmente disumana che pensare di umanizzarla è un’assurdità logica.Come si può infatti immaginare di umanizzare una cosa che per definizione uccide esseri umani.Per Strada bisogna fare un salto di qualità della coscienza collettiva. L’unico volto possibile che la guerra possa avere è quello fatto da Picasso nel ritratto di Guernica e cioè un ritratto di volti sfigurati dalla disperazione , dalla paura, da corpi straziati in cui si vede la madre che tiene il figlio senza vita tra le braccia che maledice il mondo.

Passiamo adesso alla reazione che l’autore ebbe di fronte alla ennesima guerra scoppiata questa volta in Afghanistan per eliminare i terroristi. Dopo aver visto per anni atrocità l’autore non può accettare di trovarsi di fronte a un’altra ondata di sofferenza e di morte e quindi, insieme alla sua organizzazione Emergency , lancia un chiaro no alla guerra esprimendo il proprio totale dissenso di fronte alla partecipazione italiana alla missione militare in Afghanistan che rappresenta uno schiaffo alla costituzione.Nonostante tutto ciò la macchina della propaganda si era già attivata in favore della lotta al terrorismo affermando la necessità di fare giustizia e difendere i diritti umani senza però considerare che la guerra è essa stessa terrorismo legittimato, ingiustizia assoluta, violazione irrimediabile di ogni diritto.Infatti nel momento in cui si accetta la guerra si chiude immediatamente ogni possibilità di confronto e di dibattito.Ma chi si rifiutava di condividere questa guerra era oggetto di attacchi durissimi poiché veniva accusato di essere traditore dell’Occidente. Tra l’altro non dobbiamo dimenticare che fu proprio l’autore uno dei primi a denunciare l’uso delle mine antiuomo che colpivano prevalentemente i bambini.e fu proprio l’autore a indicare nelle aziende che appartengono al gruppo Fiat e le principali responsabili della produzione di mine antiuomo.Ritornando comunque l’Afghanistan e ,più esattamente all’esperienza maturata nel 2001 ,le riflessioni dell’autore sono di estremo interesse. Incominciamo dalla prima: nei numerosi anni passati in Afghanistan l’autore ricorda come abbia visto le vittime sono sempre uguali anche se vi sono guerre diverse e conclude osservando in modo drammatico che arriverà il momento in cui ci sarà una guerra di tutti contro tutti. Naturalmente la condanna da parte dell’autore della guerra dell’Afghanistan è scontata e infatti ne rileva la completa illegalità ma osserva anche che la decisione di occupare l’Afghanistan in fondo era stata già presa nell’autunno del 2000 durante l’amministrazione Clinton.Questo significa che la guerra fu un vero e proprio atto preordinato nella quale la violenza dell’11 settembre fu soltanto un pretesto per creare un ampio consenso nazionale ed internazionale.Il fatto che poi gli Stati Uniti avessero trattato per almeno due anni consecutivi con i talebani per mettere le mani sugli oleodotti e sui gasdotti dell’Asia centrale e del Mar arabico attraverso il Pakistan è naturalmente una coincidenza puramente casuale… Ancora più significative sono le sue osservazioni in merito al ruolo dell’Italia: nel novembre del 2001 quando il 92% del parlamento italiano votò a favore della guerra non c’era in corso alcun esercizio di autodifesa e quindi il parlamento ha calpestato la costituzione, manipolando e stravolgendo lo statuto dell’ONU. Cosa sta a insegnare dunque la guerra? Che per punire un crimine si è disposti a commetterne un altro.In che cosa consiste allora la profondità della logica della guerra? Da una parte ci sono i buoni e dall’altro ci sono i cattivi.E quando si pensa in questo modo qualunque cosa, anche la più orribile, è accettabile. Quale conclusione possiamo fare a questo punto? Che non poche delle considerazioni dell’autore si applicano all’attuale conflitto tra la Russia e l’Ucraina.È proprio vero dunque che la storia non insegna nulla.

L’Italia, la Libia e i diritti umani

Anche su queste pagine tra il 2020 e 2021 scrivevamo che ormai la Libia era saldamente in mano alla Turchia e che la presenza italiana era del tutto il rilevante.Una conferma di questa nostra spietata diagnosi-lontanissima dalla narrativa ufficiale-ci viene fornita da una inchiesta apparsa sul quotidiano Domani https://www.editorialedomani.it/politica/mondo/miasit-missione-militari-italiani-libia-missione-viveri-role-2-turchia-porto-misurata-avlsjsdr

relativa al completo isolamento dei nostri soldati italiani in Libia ma soprattutto al fatto che i libici -insieme al servizio segreto militare turco -abbiano libero accesso persino alla base militare italiana. Non è il caso ancora una volta di insistere sulla incapacità italiana di tutelare i propri interessi nazionali ma come invece sia molto brava a tutelare gli interessi altrui e di come la classe politica italiana faccia a gara per dimostrare di essere il più filoamericana possibile.Aumentare la spesa militare? Serve i nostri interessi nazionali o quelli altrui ? Di questo credo gli strateghi e gli analisti politici che appaiono ogni giorno sui mass-media dovrebbero occuparsi: non di sapere se Putin abbia fallito o meno la guerra lampo ma di come l’Italia si sia fatta togliere la Libia consegnandola ai turchi. Passiamo adesso al rispetto dei diritti umani: l’amministratore dell’Eni si è recato in Egitto allo scopo di rendere sempre più autonoma l’Italia dal metano russo con lo scopo di far giungere in Italia il metano egiziano che estrae-fra l’altro-in società con la multinazionale russa Rosneft. L’Egitto-secondo gli standard occidentali naturalmente-è rispettoso dei diritti umani? Abbiamo dimenticato il caso di Giulio Regeni? Se l’Italia fosse coerente con quanto dichiarato dovrebbe recidere i propri contratti anche con l’Egitto. E quelli con il mondo arabo? Abbiamo dimenticato lo scandalo di Khassogi?

Passiamo adesso al massacro di Bucha. Seguendo il dettato americano si vorrebbe procedere ad incriminare l’attuale presidente russo .Se è colpevole lo si faccia pure..Ma ci domandiamo: come mai gli Stati Uniti non fanno parte del Tribunale internazionale dell’Aja? I soldati americani durante la guerra in Iraq, durante le guerre del Golfo e quella in Afghanistan non hanno commesso crimini? Consentiteci di esprimere qualche dubbio…. La strategia portata avanti dagli Stati Uniti è sempre la stessa, ricalca sempre lo stesso copione come nel caso di Saddam Hussein e di Gheddafi: utilizzare il diritto come strumento politico, come arma politica per eliminare i propri competitori o i propri avversari sullo scacchiere internazionale.Il rispetto della vita umana non c’entra assolutamente nulla.È solo una questione di potere.

India e Tagikistan

La situazione politica instabile e il decadimento delle istituzioni politiche in Afghanistan si stanno verificando in gran parte a causa del dominio talibano. C’è un consenso più ampio tra gli analisti politici sul fatto che insieme al flusso di rifugiati ci sarà anche una proliferazione di radicalismo e terrorismo da questo paese lacerato dai problemi alle regioni adiacenti. Questo perché i talebani sono essi stessi un’organizzazione radicale e terroristica senza avere alcun mandato di governo da parte delle masse comuni in Afghanistan e che opera in gran parte con il sostegno di Pakistan, Cina e Turchia.

L’acquisizione del potere talibana ha implicazioni sia per la politica interna che per la sicurezza regionale. In questo contesto, India e Tagikistan stanno cooperando efficacemente per controllare le sfide di sicurezza derivanti dall’Afghanistan. La cooperazione tra entrambi i paesi è necessaria in questo frangente perché entrambi condividono una visione comune sulla sicurezza e la stabilità dell’Afghanistan. Allo stesso modo, anche Nuova Delhi e Dushanbe hanno cooperato in passato contro i talebani quando hanno assunto il potere in Afghanistan durante la metà degli anni ’90. Allo stesso tempo, anche il Tagikistan sta affrontando il peso del problema dall’emergere dei talebani come nuovo centro di potere dell’Afghanistan senza avere legittimità.Infatti la popolazione tagika dell’Afghanistan, che costituisce circa il 27 per cento della popolazione afghana, sta fuggendo in Tagikistan. Le relazioni suggeriscono anche che con l’ascesa al potere dei talebani potrebbe esserci un aumento sostanziale della produzione di sostanze stupefacenti in Afghanistan per generare entrate. Questo sta creando ulteriori sfide di sicurezza per il governo Emomali Rahmon del Tagikistan. Il Tagikistan sta diventando il principale punto di transito per il trasporto illegale di stupefacenti dall’Afghanistan. Anche l’India sta affrontando minacce da parte dei talebani. https://www.unodc.org/unodc/en/frontpage/2010/November/tajikistan-is-the-first-line-of-defence-in-stemming-afghan-drugs-says-unodc-executive-director.html

Venendo alla questione delle relazioni India-Tagikistan, entrambi i paesi hanno strategizzato le loro relazioni in diversi settori, compresa la cooperazione in materia di difesa. L’India ha una infrastruttura militare vicino a Dushanbe e ha svolto un ruolo cruciale nel fornire assistenza umanitaria alla popolazione civile dell’Afghanistan in passato.

L’importanza che l’India attribuisce al Tagikistan può essere evidente dal fatto che negli ultimi anni il primo ministro Narendra Modi ha visitato il Tagikistan nel 2015 e il presidente Ram Nath Kovind ha successivamente visitato questo paese dell’Asia centrale nel 2018. Si può ricordare qui che anche il presidente del Tagikistan Emomali Rahmon ha visitato l’India nel 2016. Tutte queste visite dimostrano che entrambi i paesi condividono una prospettiva comune su questioni globali e regionali.

In questo contesto, India e Tagikistan dovrebbero perseguire una cooperazione più stretta, compresa quella militare. https://thediplomat.com/2021/11/afghan-pilots-held-in-tajikistan-finally-out/

Esiste già una cooperazione in materia di sicurezza e difesa tra India e Tagikistan. L’ultimo incontro consultivo tra i due paesi si è svolto nel febbraio 2021 prima dell’attuale crisi afghana. Il ministro degli Esteri indiano S Jaishankar durante la sua visita a Dushanbe per aver partecipato al recente vertice dei ministri degli Esteri della SCO ha incontrato il presidente tagiko Rahmon e ha discusso questioni relative alla situazione della sicurezza all’indomani dell’emergere dei talebani.Ma questa partnership si è consolidata recentemente attraverso una accordo tra il consigliere per la sicurezza nazionale del primo ministro Narendra Modi Ajit Doval e dal segretario del consiglio di sicurezza del Tagikistan Nasrullo Rahmatjon Mahmudzo con lo scopo di rafforzare l’aeronautica Indiana https://www.indiatoday.in/world/story/taliban-afghanistan-indian-air-force-iaf-airbase-tajikistan-gissar-military-aerodrome-ayni-1850209-2021-09-07 ma anche

per potere cooperare nel contesto della intelligence . https://timesofindia.indiatimes.com/india/regional-security-dialogue-live-updates-10-11-2021/liveblog/87616455.cms

Stefano Martella La produzione di oppio in Afghanistan: tra economia nazionale e traffici internazionali

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