L’intento del saggio è di analizzare la nozione di totalitarismo sulla scorta dell’interpretazione di Simone Weil, Ernst Nolte, Luciano Pellicani e Hannah Arendt mettendo in luce analogie e differenze tra i vari autori. L’autore inizia con l’esegesi di Weil, che ha studiato il totalitarismo prima che questo si manifestasse nel ‘900 in tutta la sua completezza. Prosegue con Ernst Nolte, secondo cui il totalitarismo si sarebbe sviluppato non soltanto in Germania con il nazismo ma, prima ancora, e in modo non meno feroce, in Russia col comunismo. Sulla scorta di Nolte, Pellicani crede che i due totalitarismi abbiano condotto l’Europa a “una guerra civile ideologica”. Mentre nell’esegesi di Hannah Arendt, il totalitarismo ha come presupposto la nozione di massa.
Saggio
Tutti gli articoli con tag marx
Gagliano Giuseppe Il concetto di totalitarismo Il pensiero di Simone Weil, Ernest Nolte, Luciano Pellicani e Hanna Arendt
Pubblicato da centrostudistrategicidecristoforis in 10 febbraio 2015
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Gagliano Giuseppe Il rifiuto della modernità nella interpretazione di Luciano Pellicani
Luciano Pellicani è stato direttore di Mondoperaio.Ha insegnato sociologia alla Luiss Guido Carli di Roma.
Pubblicato da centrostudistrategicidecristoforis in 9 marzo 2014
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Gagliano Giuseppe Utopia,messianesimo e violenza rivoluzionaria nel pensiero marxista
Pubblicato da centrostudistrategicidecristoforis in 4 gennaio 2014
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Gagliano Giuseppe A proposito di Indignidos di Enrique Dussel
Pubblicato da centrostudistrategicidecristoforis in 29 settembre 2012
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Gagliano Giuseppe La scuola di Francoforte nell’ interpretazione di Lucio Colletti
Colletti, Lucio Filosofo italiano (Roma 1924 – Venturina, Livorno, 2001). Insegnò filosofia della storia nell’univ. di Salerno e dal 1972 filosofia teoretica nell’univ. di Roma. È autore di numerosi lavori sul marxismo teorico (Il marxismo e Hegel, 1969; Ideologia e società, 1969). Rifacendosi alle indicazioni metodiche di Della Volpe, ha svolto un’interpretazione di Marx che vede nella sua opera essenzialmente una sociologia della società borghese moderna che avrebbe ben poco in comune con la dialettica di Hegel. Elemento centrale di tale analisi sociologica era però – diversamente da Della Volpe – il concetto di alienazione , che in questa fase del suo pensiero C. interpretava come una nozione pienamente compatibile con l’analisi scientifica della società capitalistica. In seguito, correggendo tale punto di vista (Marxismo e dialettica, in appendice all’Intervista politico-filosofica, 1974), C. individuava invece nel concetto di alienazione e nella teoria a esso correlata del feticismo delle merci, una vera e propria ‘contraddizione dialettica’ , ossia un concetto estraneo alle scienze empiriche, le quali si occupano invece di ‘opposizioni reali’ od opposizioni ‘senza contraddizione’ (secondo la terminologia di Kant, alla quale C. si rifaceva). Di qui la tesi, sviluppata ampiamente nelle opere successive (Tra marxismo e no, 1979; Tramonto della ideologia, 1981), che il nucleo metodico centrale dell’opera di Marx è estraneo al pensiero scientifico. Grazie al pesante condizionamento esercitato dalla filosofia hegeliana, il pensiero di Marx aveva preso la forma di una nuova filosofia della storia, nella quale le vicende della Comunità (Gemeinschaft) – che prendeva il posto dello Spirito (Geist) hegeliano – venivano scandite secondo il consueto ritmo ternario. La comunità primitiva, nella quale individuo e genere erano strettamente uniti, nella fase capitalistica si scindeva in due opposti (aspetto individuale e aspetto sociale del lavoro, valore d’uso e valore di scambio, ecc.) che nella lettura di Marx sono vere e proprie contraddizioni dialettiche, vale a dire opposizioni di termini che restano, pur se separati, logicamente connessi. A questa fase di alienazione dovrà necessariamente seguire una nuova riunificazione di individuo e comunità, a un livello superiore, nella futura società comunista. Questa massiccia presenza di hegelismo, secondo C., non pregiudicava contemporaneamente le concrete analisi dei caratteri specifici del modo di produzione capitalistico proposte da Marx (e non a caso riprese in larga parte da Weber), ma imprimeva al marxismo una torsione in senso finalistico e antropocentrico difficilmente compatibile con i caratteri fondamentali dello spirito scientifico moderno, dal quale finalismo e antropocentrismo sono da lungo tempo banditi.
Pubblicato da centrostudistrategicidecristoforis in 21 luglio 2012
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