OLIVIER DUJARDIN L’UCRAINA PUÒ VINCERE MILITARMENTE LA GUERRA?

Da alcune settimane, un’ondata di ottimismo sta guadagnando l’Occidente sulla capacità dell’Ucraina di vincere la guerra contro la Russia. In effetti, il generale Kyrylo Budanov, capo dell’intelligence militare ucraina, ha dichiarato che “il punto di rottura sarà nella seconda metà di agosto” e che “le azioni di combattimento più attive saranno completate entro la fine di quest’anno. (…) Di conseguenza, ripristineremo il controllo del governo ucraino su tutti i territori perduti, inclusi Donbass e Crimea”. Allo stesso modo, il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg ha dichiarato che “l’Ucraina può vincere questa guerra”.L’ex generale americano Ben Hodges ha persino annunciato che l’Ucraina avrebbe vinto la guerra prima della fine dell’estate.Questo ottimismo si basa su due osservazioni:

– le reali difficoltà delle forze russe sul campo (significative perdite materiali e umane, logistica carente, debolezze tattiche, sanzioni economiche che ostacolano la sostituzione delle attrezzature, ecc.);

– la capacità di resistenza dell’esercito ucraino, supportato da importanti consegne di armi e dai territori che riuscì a riconquistare, in particolare intorno a Kharkov.

Tuttavia, il quadro è in realtà molto più sfumato perché la stampa occidentale tende a mettere da parte le difficoltà a cui sono soggette le forze ucraine o che potrebbero presto sorgere.

UNA SUPERIORITÀ NUMERICA UCRAINA

È un dato di fatto, tra volontari e riservisti, l’esercito ucraino è in grado di schierare oggi molti più uomini (1,2 milioni in teoria) rispetto alla Russia. Questo è un vantaggio particolarmente importante quando è in posizione difensiva ed è l’attaccante, in teoria, che dovrebbe avere questo vantaggio. Ciò consente all’esercito ucraino di ricostituire le sue unità per compensare le perdite, cosa che i russi hanno molto più difficoltà a fare. Tuttavia, il rifornimento delle unità non avviene con lo stesso livello di abilità. Man mano che le perdite si accumulano, alcuni diventano sempre meno professionali e subiscono una perdita di livello tattico. Interessanti le testimonianze dei volontari stranieri venuti a combattere al fianco degli ucraini: spiegano che molti soldati non hanno ricevuto praticamente nessun addestramento e che il loro valore operativo è basso. Questa debolezza qualitativa è in parte compensata dalla posizione difensiva dell’esercito ucraino che non ha bisogno di manovrare molto. Tuttavia, questo rappresenterà davvero un problema non appena questo esercito vorrà riconquistare i territori perduti. Allora non sarà la stessa guerra e richiederà abilità più complesse che resistere da posizioni trincerate.

Oggi regna la maggiore incertezza sulla capacità ucraina di portare a termine offensive decisive. Finora le controffensive delle forze di Kiev non hanno avuto successo. Diversi sono stati annunciati dal governo ucraino ma – che si tratti dell’assalto a Serpent Island o delle due offensive su Izium (un terzo sarebbe in preparazione) – tutti sono stati tenuti sotto scacco dall’esercito russo. Ricorda che, fino ad ora, le conquiste territoriali dell’esercito ucraino sono principalmente il risultato di un ritiro tattico dell’esercito russo. Anche intorno a Kharkov, le forze di Mosca hanno combattuto principalmente battaglie ritardate per fissare la loro linea di difesa sul fiume Donets. Belgorod non è più un punto di passaggio essenziale per la logistica russa, che ora passa principalmente attraverso Valyuki, a nord, e Chertkovo, a est. Le truppe saranno probabilmente mantenute nel settore di Belgorod per riparare le forze ucraine che non rafforzeranno quelle del Donbass ed eviteranno qualsiasi incursione nel territorio russo.

UN FLUSSO (ININTERROTTO?) DI ARMI E MUNIZIONI

L’aiuto militare occidentale è uno degli elementi essenziali che spiegano la resistenza ucraina. Il volume di armi e munizioni consegnate dall’Occidente all’Ucraina è impressionante: più di 20.000 armi anticarro di ogni tipo, di cui 5.000 missili FGM-148 Javelin (di cui altri 2.000 dovrebbero arrivare) forniti dagli Stati Uniti, diverse migliaia di missili antiaerei, carri armati, cannoni, droni, munizioni ecc. Tuttavia, secondo le dichiarazioni di Washington, tutte le munizioni finora consegnate potrebbero essere esaurite entro la fine di maggio. Tuttavia, sarebbe già poco più di un terzo dei suoi missili Javelin che gli Stati Uniti avrebbero consegnato e tra 1/4 e 1/3 dello stock di missili Stinger FIM-92 (un missile che non ha più commissionato dal 2004). La capacità di produzione industriale dei missili Javelin oggi è di 2.100 esemplari all’anno (ogni missile costa 80.000 dollari e la stazione di tiro 514.000 dollari), vale a dire che si tratta di più di tre anni di produzione che sono stati consumati es in poco più di due mesi. Anche se il produttore prevede di aumentare a 4.000 unità all’anno, nessun ordine è stato ancora formalizzato dall’amministrazione americana e questo aumento di potenza potrebbe essere contrastato dalla carenza di semiconduttori ma anche dalla mancanza di manodopera qualificata.

In generale, si può stimare che i tre mesi di guerra in Ucraina abbiano consumato, da parte ucraina, l’equivalente di almeno due anni di produzione per l’intera industria bellica occidentale. Oltre all’aspetto finanziario – queste armi sono costose e questo grava sulle economie occidentali -, ci si può legittimamente interrogare sulla capacità e la volontà dell’Occidente di continuare a consegnare armi agli ucraini in tali quantità senza indebolire le proprie capacità. mentre l’industria non è in grado di tenere il passo. A titolo di confronto, la Francia ha ordinato 1.950 copie del nuovo missile anticarro MMP di MBDA, da consegnare entro il 2025, che rappresenta una settimana di consumo nel contesto ucraino.

Naturalmente anche le forze russe consumano molte munizioni ma, anche se hanno esaurito le munizioni di precisione (missili, bombe guidate) a causa delle sanzioni, è probabile che il Paese sarà in grado di rifornire le sue forze di razzi, bombe e conchiglie convenzionali in numero sufficiente, tenendo conto delle loro scorte e della loro capacità di produzione. È quindi possibile, contrariamente a quanto spesso si dice, che il tempo sia dalla parte della Russia perché non dipende da nessuno per sostenere il suo sforzo bellico, a differenza dell’Ucraina.

UNA LOGISTICA COMPLESSIFICATA

Le donazioni di equipaggiamento provenienti dai paesi occidentali rappresentano una miscela di materiali molto diversi che creeranno rapidamente problemi, sia per l’addestramento (usare una pistola CAESAR non è la stessa cosa che usare un PZH-2000) ma anche per la manutenzione. Alcune attrezzature sono fornite in quantità abbastanza ridotte (12 cannoni CAESAR, 5+7 obici corazzati PZH-2000, 90+4+6 cannoni M777, 20 veicoli Bushmaster, 10+5 radar controbatteria AN/TPQ-36, 2 radar AN /MPQ-64, ecc.), che complicherà notevolmente la logistica e la manutenzione. Gli occidentali stanno già incontrando le maggiori difficoltà nel mantenere un soddisfacente tasso di disponibilità del loro equipaggiamento militare senza essere in guerra, quindi come possiamo sperare che l’esercito ucraino riesca a fare meglio con personale addestrato troppo rapidamente, una filiera dipendente bene vuoi paesi fornitori e tale eterogeneità di materiali? È molto probabile che molte di queste apparecchiature diventino inutilizzabili abbastanza rapidamente.

A ciò si aggiungono la difficoltà di rifornire di armamenti con munizioni diverse, ei problemi di approvvigionamento di carburante – ormai prodotto razionato -, sapendo che anche l’Europa vede le sue forniture sotto pressione. Si tratta principalmente di prodotti raffinati come il diesel (la Russia ha coperto il 54% del consumo europeo di diesel).

Un altro problema è che la logistica ucraina si basa principalmente sul trasporto ferroviario, che è stato duramente colpito dagli scioperi russi, e il fiume Dnepr costituisce un ostacolo naturale che costringe la logistica a utilizzare un numero limitato di ponti.

ANCORA SUPERIORITÀ DELL’ARIA RUSSA

Anche se la Russia non ha la supremazia aerea totale, domina ancora largamente i cieli.Le forze aeree russe riescono a mantenere un tasso di 100-300 sortite aeree al giorno dall’inizio della guerra contro una dozzina dalla parte ucraina. È difficile immaginare offensive decisive delle forze di kyiv senza che queste abbiano, almeno localmente, una certa presenza nel cielo. I droni non basteranno a compensare l’assenza di cacciabombardieri. Da questo lato, sembra che l’Ucraina dovrà continuare a farlo, e per un bel po’, con i pochi aerei che le restano, il che rende improbabile un’inversione di tendenza in questa dimensione. Sembra difficile immaginare che un esercito possa guadagnare terreno in modo sostenibile contro un avversario dotato di superiorità aerea, se non per acconsentire a perdite estremamente pesanti perché avanzare significa anche esporsi.

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Se l’esercito russo sta soffrendo molto, anche l’esercito ucraino e le difficoltà del primo non dovrebbero farci distogliere da quelle del secondo. L’Ucraina, militarmente, può vincere questa guerra? È troppo presto per esserne sicuri, perché molto dipenderà dalla capacità degli occidentali di sostenere nel tempo lo sforzo militare ed economico a favore di Kiev. Che l’Ucraina riesca a fermare l’esercito russo – perché sta ancora avanzando – non è impossibile, anche se per il momento le sue forze sembrano essere in grande difficoltà nel Donbass . Un conto è contenere gli attacchi con una difesa basata su posizioni trincerate, un altro è riuscire a invertire la rotta e recuperare il terreno perduto.

Di conseguenza, la probabilità di vedere l’esercito ucraino impossessarsi dell’esercito russo in modo netto fino al punto di invertire la tendenza sembra piuttosto bassa nel breve o medio termine, nonostante le consistenti consegne di armi dall’Occidente, se si continua così Vota. Se si verificasse uno sviluppo favorevole per Kiev, la causa sarebbe politica e/o diplomatica, ma probabilmente non solo militare.

Il Generale Mini e la Guerra in Ucraina

Secondo il generale cinese Qiao Liang il sistema finanziario occidentale basato sul dollaro costituisce una grande mistificazione ed è un arricchimento indebito da parte degli Stati Uniti alle spese del resto del mondo.Gli americani secondo l’analista cinese, sarebbero più interessati a distruggere l’Europa dell’euro che non la Cina.Secondo la sua opinione, dalla guerra Nato alla Jugoslavia all’indomani della nascita della moneta unica europea e fino all’odierno confronto tra Mosca e l’Ucraina, Washington sta portando avanti contemporaneamente da un lato l’obiettivo di circondare la Russia e dall’altro quello di danneggiare l’ Unione Europea con l’aiuto degli stessi europei. Secondo il Generale Mini -“Ucraina.La guerra e la storia, Paperfirst , 2022“-i contrasti con l’Europa sono iniziati durante la guerra fredda quando il blocco della Nato trasformò la possibile minaccia sovietica di ritorsione nucleare sugli Stati Uniti nella certezza di una guerra sia nucleare che convenzionale in Europa.Dopo la caduta dell’URSS i contrasti sono certamente aumentati e la Nato ha finito per svolgere un doppio compito e cioè quello di espandersi a oriente e quello di impedire all’Europa di acquisire una capacità di difesa autonoma.Da questo momento fino all’istituzione dell’euro gli Stati Uniti hanno impedito ogni autonomia europea e l’eventualità che l’euro possa sostituire il dollaro non solo è plausibile ma è fortemente contrastata proprio per questo dagli Stati uniti. Con l’attuale conflitto gli Stati Uniti-secondo Mini-hanno sfruttato l’occasione per costringere l’Europa a tagliare i rapporti politici ed economici sia con la Russo che con la Cina; ma tutto ciò sta di fatto inducendo la Russia ad unirsi sempre di più alla Cina come dimostra l’ intensificazione della cooperazione russo -cinese che sta progressivamente consentendo il processo di distacco dal dollaro.Proprio per questo non deve sorprendere l’importanza che ha l’unione economica euroasiatica e il ruolo che la Cina e la Russia hanno al suo interno.Infatti questo unione sta attuando accordi di libero scambio con altre nazioni euroasiatica e si sta progressivamente integrando nella nuova via della seta cinese.Inoltre sia la nuova via della seta sia l’unione economica euroasiatica possono stringere un’alleanza sempre più stretta con la organizzazione della cooperazione di Shanghai e cioè l’Asean. Cosa potrebbe fare a questo punto l’Unione Europea secondo il generale Mini? Se non fosse per la debolezza politica interna, se riuscisse a liberarsi dalla sudditanza nei confronti degli Stati Uniti e soprattutto assumesse la responsabilità della propria sicurezza, l’Unione Europea potrebbe diventare una sorta di potenza equilibratrice non solo per l’Occidente ma soprattutto per la Russia e la Cina. In questo modo l’euro potrebbe essere la moneta internazionale che potrebbe rappresentare un’economia reale solida.Ma come sottolinea con grande amarezza Mini si sono troppi se che pesano come macigni.

Passiamo adesso a ruolo della propaganda in guerra.S econdo il generale la propaganda Ucraina sta riuscendo a penetrare il nostro sistema di pensiero ed è già riuscito a farlo a livello di struttura politica oltre che nei conglomerati mediatici internazionali.Questa propaganda si costruisce sulla dimensione dicotomica buono-cattivo, sfruttando l’emotività a danno della razionalità, cioè tecniche standard del marketing. Secondo il generale la public opinion sta dando giudizi a partire da una propaganda unilaterale che proviene dalla parte Ucraina che oltre tutto viene amplificata a livello globale.Sarebbe invece necessario-da un punto di vista critico-valutare la narrativa dell’avversario.Ma a impedire tutto ciò è la decisione del del consiglio europeo che ha approvato il regolamento della Unione Europea denominato 2022 / 350 .Secondo il generale questa normativa è un vero e proprio atto di censura a livello globale frutto anche delle pressioni americane e della Gran Bretagna.Questa propaganda sta determinando una vera e propria russofobia voluta e pianificata che porta ad un vero e proprio odio irrazionale contro la Russia. Lo dimostra il fatto-sottolinea il generale-che si sono stati otto anni di silenzio su quanto stava accadendo nel Donbass .A cosa stiamo alludendo? Naturalmente alle misure punitive adottate dal governo ucraino contro la minoranza Ucraina di lingua russa e sui numerosi eccidi ai suoi danni.In questi otto anni non è stato fatto nulla per allontanare questa prospettiva.Non solo: ma l’Unione Europea e gli Stati Uniti hanno armato e finanziato l’Ucraina proprio per condurre l’attuale guerra contro la Russia. Secondo il generale l’informazione del nostro paese è ormai completamente schierata da una parte e quindi non esiste più alcuna equidistanza.

Per quanto riguarda il possibile epilogo di una guerra nucleare il generale è molto chiaro: la Russia infatti non ha fatto mistero di aver già pianificato e allertato gli interventi delle forze che non ha ancora impiegato e cioè quelle tattiche tenute in riserva e quella è strategica sia quelle nucleari (tattiche strategiche).Nonostante l’esclusione a priori dell’escalation nucleare-più scaramantica che reale-il segnale della sua crescente probabilità sono riscontrabili-sottolinea Mini-nelle mani messe avanti da tutti e cioè dalla Russia che ha già allertati i bombardieri strategici, dalla Gran Bretagna che ha già assicurato la copertura alle repubbliche baltiche e alla Polonia e alla Cina che si sta preparando ad uno sconto nucleare. Inoltre non è un caso che la Finlandia e la Svezia abbiano chiesto la copertura nucleare occidentale.Ma le affermazioni del generale sono suffragate dal comandante supremo della Nato che sul Washington Post ad affermato che un missile russo che distrugga un posto di comando americano al confine tra Ucraina e Polonia potrebbe condurre ad una rapida e irreversibile escalation che include anche il potenziale uso di armi nucleari.Non dimentichiamoci infatti che la strategia nucleare dipende anche da ciò che può decidere un comandante locale .Proprio per questo l’apocalisse dell’orologio nucleare è a meno di 100 secondi.Proprio per questo bisogna fermare la guerra .

La riflessione di Jeffrey Sachs sulla guerra in Ucraina

La riflessione fatta da Jeffrey Sachs https://www.sipa.columbia.edu/faculty-research/faculty-directory/jeffrey-sachs professore di Svuluppo sostenibile di politica e gestione della salute alla Columbia university sulla questione Ucraina in una lunga intervista rilasciata al Corriere della Sera https://www.corriere.it/politica/22_maggio_01/sachs-stati-uniti-nato-russia-8509a362-c8b4-11ec-85c4-7c8d22958d02.shtml

merita la nostra massima attenzione .

Non c’è dubbio che le sanzioni poste in essere nei confronti della Russia siano uno strumento indispensabile allo stato attuale per portare la Russia alle trattative ma nonostante ciò la via diplomatica rimane uno strumento indispensabile, uno strumento finalizzato a conseguire una pace ragionevole, una pace che preveda l’indipendenza dell’Ucraina ma non la sua adesione alla Nato. Tuttavia non c’è dubbio che allo stato attuale sia la Russia che Stati Uniti non vogliono giungere ad un compromesso.Che l’obiettivo della Russia sia quello di trasformare l’Ucraina in un paese neutrale e quindi di avere accesso sia alle sue risorse sia ai suoi mercati è un dato di fatto ormai del tutto ovvio; ma è altrettanto ovvio che gli Stati Uniti non hanno alcun intenzione di trattare con l’Ucraina ma vogliono che l’Ucraina rientri nella anglosfera sia da un punto di vista militare che da un punto di vista politico -economico. Non esistono infatti elementi oggettivi da parte americana che possono testimoniare la volontà statunitense di raggiungere un compromesso con la Russia.Al contrario l’obiettivo sembra essere quello di servirsi dell’Ucraina per liquidare uno dei maggiori rivali che può mettere in discussione l’egemonia americana.Al di là della condanna scontata da un punto di vista sia giuridico che politico dell’aggressione russa nei confronti dell’Ucraina bisogna tuttavia osservare la dinamica conflittuale della relazione internazionale con uno sguardo lucido e realistico: se vogliamo per esempio processare Putin per crimini di guerra è assolutamente possibile farlo in base al diritto internazionale.Ma allora coerentemente dovremmo procedere sempre sulla base dello stesso diritto internazionale e processare George Bush e Barack Obama .(non dimentichiamoci che d’altra parte gli Stati Uniti non fanno parte del Tribunale dell’Aja, ndr).

Insomma bisogna avere il coraggio da un punto di vista realistico di riconoscere che siamo di fronte a due potenze che si confrontano per espandere il loro dominio. È indubbio che sia stata la Russia ad iniziare questa guerra-e ci mancherebbe altro che ci potesse negare una ovvietà di tale genere-ma è altrettanto vero che gli Stati Uniti di fronte alla richiesta del presidente Putin di negoziare alla pari in merito all’allargamento della Nato all’Ucraina ha invece attuato una scelta esattamente contraria cioè non solo non ha accettato di discutere con Mosca non riconoscendola dunque come interlocutore legittimo ma al contrario ha firmato accordi a partire dal 2021 con l’Ucraina proprio in funzione antirussa. Di conseguenza che tipo di pace sarebbe possibile?L’unica pace possibile è una pace costruita sul compromesso in cui la Russia si ritira e quindi abbandona la sua politica di espansione ma dall’altro canto la Nato non si amplia ulteriormente.Tuttavia allo stato attuale non sembra che una possibilità di questo genere sia percorribile.Tuttavia una pace di questo genere deve essere attuata prima che si gettano le basi per una guerra nucleare o per una guerra comunque che si allarghi sempre di più e che potrà avere implicazioni sempre più nefaste sul piano economico a livello globale. Un altro aspetto da sottolineare è la subalternità dell’Unione Europea-ancora una volta-rispetto alle decisioni americane: l’Unione Europea infatti dovrebbe svolgere un ruolo di mediazione fra le parti e non invece un ruolo di appendice rispetto alle scelte americane. Ma l’Unione Europea-come bene insegna De Gaulle -paga ancora una volta la sua incapacità di avere una politica estera e militare autonoma rispetto agli Stati Uniti. Un prezzo questo che sta portando l’UE a diventare un terreno di scontro-proprio come l’Ucraina-tra Stati Uniti e Russia.

La guerra santa di Zelensky

Come riferisce il periodico Politico https://www.politico.eu/article/zelenskyy-calls-out-angela-merkel-nicolas-sarkozy-for-blocking-ukraines-nato-bid/

Zelenskyy ha invitato in modo provocatorio la Merkel e Sarkozy a visitare Bucha, per vedere a cosa ha portato la politica di 14 anni di concessioni alla Russia ,per vedere con i loro occhi gli uomini e le donne ucraine torturati. Oltre ad avere auspicato sanzioni ancora più severe nei confronti della Russia e soprattutto aver auspicato che i crimini di guerra commessi nella città di Bucha siano perseguiti come crimini contro l’umanità ha sottolineato che proprio la Francia e la Germania durante il vertice Nato nel 2008 si opposero all’entrata della Georgia e dell’Ucraina all’interno della Nato per non irritare il loro alleato russo. Infine ha ancora una volta sottolineato la necessità che l’Ucraina entri nella Nato per uscire da quella zona grigia che è l’Europa orientale cioè quella zona grigia che si trova tra la Nato e la Russia. Il tono e le parole usate dal Zelensky sono indubbiamente da guerra santa e ricalcano perfettamente un copione e una sceneggiatura redatta dai seguaci di John Wayne o di Roger Moore che vogliono dissanguare la Federazione Russa riducendola sostanzialmente alla loro mercé. Parole che se paiono comprensibili in un contesto di propaganda di guerra allontanano sempre di più qualunque posizione di soluzione diplomatica ma soprattutto creeranno numerosi e gravi problemi di natura economica all’Unione Europea priva di qualunque politica energetica autonoma come d’altra parte di qualunque politica di sicurezza. Ma su come costruire per l’Europa una realistica alternativa energetica dalla dipendenza russa potremmo sempre chiedere lumi eco-teologici ai seguaci di Greta Thunberg o di Papa Francesco.

Gagliano Giuseppe Alcune considerazioni sulle implicazioni a breve-medio termine sulle sanzioni economiche sulla Rossi

Vediamo adesso di illustrare alcune delle implicazioni che la guerra economica attraverso le sanzioni avranno a livello globale.In primo luogo avremo un evidente aumento dei prezzi delle materie prime-per esempio cibo ed energia-e questo determinerà l’aumento dell’inflazione che finirà per i modificare profondamente il valore dei redditi finendo per pesare sulla domanda; in secondo luogo vi sarà l’interruzione del commercio e quindi delle catene di approvvigionamento ma soprattutto un aumento dei flussi di rifugiati.Inoltre la perdita di fiducia da parte delle imprese e l’aumento delle incertezze del mercato costringeranno gli investitori a rivedere i prezzi delle attività inasprendo certamente le condizioni finanziarie oltre a determinare dei veri e propri flussi di capitali dai mercati emergenti

Per esempio il coinvolgimento della Russia e dell’ Ucraina -che sono produttori di materie prime – ha determinato e determinerà un aumento dei prezzi globali come per esempio il petrolio e il gas naturale; ma anche il costo del cibo è lievitato in modo notevole come per esempio il grano di cui Ucraina e Russia rappresenta il 30% delle esportazioni mondiali. Ma naturalmente esistono altre ripercussioni sul piano economico: quei paesi che dipendono dalle importazioni petrolifere vedranno inevitabilmente incrementare i loro deficit fiscale commerciale e quindi come conseguenza aumentare la pressione inflazionistica.Certo non bisogna naturalmente dimenticare che alcuni paesi esportatori di petrolio come quelle che si trovano nell’aria africana e nell’aria medio orientale potrebbero trarre benefici da prezzi più elevati.

Per quanto riguarda l’aumento dei prezzi di cibo e del carburante cosa potrebbe comportare tutto ciò? Per esempio l’aumento di destabilizzazione di natura sociale ed economica nelle regioni dell’Africa sub-sahariana , in America latina ,nel Caucaso e certamente nell’Asia centrale; mentre per quanto riguarda l’insicurezza alimentare questo non farà altro che determinare un ulteriore peggioramento delle condizioni già precarie presenti in alcune regioni dell’Africa e del Medioriente.

Non è escluso che a lungo termine l’attuale guerra potrebbe modificare in modo profondo l’ordine economico a livello globale.

Previsioni troppo negative? Scenari apocalittici? Se pensiamo all’Europa orientale il bilancio attuale è già significativo.Infatti le sanzioni che sono state poste in essere nei confronti della Russia finiranno per rendere sempre più difficoltosa l’intermediazione finanziaria oltre che il commercio e quindi determineranno una evidente recessione soprattutto della Russia.Infatti il deprezzamento del rublo non farà altro che alimentare l’inflazione e questo diminuirà il tenore di vita della società civile russa.

Ma anche nel settore della finanza pubblica dei paesi europei l’attuale guerra porterà delle conseguenze come per esempio l’incremento della spesa sia nel settore energetico sia nei bilanci della difesa.Certo non possiamo d’altra parte misconoscere il fatto che gran parte delle banche europee che hanno investimenti in Russia hanno attualmente un profilo di rischio abbastanza limitato e comunque gestibile.

Ma quali ripercussioni potrebbe avere tutto ciò per esempio nella settore geografico dell’Asia e del Caucaso? È evidente che queste nazioni dovranno subire le conseguenze maggiori della recessione poiché hanno delle relazioni di natura bilaterale con la Russia sia nel sistema del commercio che in quello dei pagamenti online ma anche negli investimenti come nel turismo.

Per quanto concerne l’area mediorientale e nordafricana è probabile che i prezzi del cibo e della energia avranno effetti molto importanti (per esempio sull’Egitto che importa gran parte del suo grano dalla Russia e dall’Ucraina);ma anche l’afflusso turistico subirà un calo significativo. Insomma l’inflazione diventerà un elemento dominante e quindi per controllarla servirà un aumento della spesa pubblica che finirà per pesare in maniera rilevante sul debito dei singoli Stati.

Se poi rivolgiamo la nostra attenzione all’Africa sub sahariana è evidente che molti paesi di questa regione saranno maggiormente vulnerabili a causa dell’implicazione della guerra, implicazioni che porteranno all’aumento dei prezzi di energia e dei generi alimentari oltre alla riduzione sempre maggiore del turismo. D’altra parte questi paesi non hanno una capacità di reagire agli effetti di uno di una guerra di questa natura ,non hanno gli strumenti adatti per contenere e limitare i danni e questo non farà altro che incrementare il loro debito pubblico. Infatti per l’Africa sib-sahariana i prezzi altissimi del grano incideranno profondamente sul tessuto economico dei paesi africani.Se poi rivolgiamo la nostra attenzione ai prezzi assai elevati delle materie prime è chiaro che tutto ciò non fa altro che incrementare l’inflazione nell’area dell’America Latina e in quella caraibica dove d’altra parte il tasso medio di crescita è già dell’8% come per esempio in Brasile, in Messico, in Cile, in Colombia o in Perù.Questo determinerà un intervento massiccio da parte delle banche centrali per contenere l’inflazione.

Se poi rivolgiamo la nostra attenzione all’incremento dei prezzi petroliferi esso ha certamente danneggiato gli importatori dell’America centrale e dei Caraibi mentre al contrario quei paesi che esportano il petrolio, il rame il mais,il grano e i metalli possono certamente valutare la necessità di aumentare il prezzo di questi prodotti.

Anche se gli Stati Uniti non hanno legami o partnership dirette con l’Ucraina e la Russia tuttavia i massicci finanziamenti voluti dall’attuale amministrazione non fanno altro che aumentare l’inflazione e di conseguenza i prezzi potrebbero continuare a salire costringendo la Federal Reserve ad aumentare i tassi di interesse.

Veniamo all’area del Pacifico.A nche in questo caso i legami con la Russia sono molto limitati tuttavia il progressivo e graduale rallentamento della crescita economica in Europa a causa di questa guerra finirà per avere un impatto significativo sui principali paesi esportatori di petrolio .

Per quanto riguarda la Cina allo stato attuale gli effetti sono molto limitati e anche se i prezzi delle materie prime e l’indebitamento della domanda nei principali mercati di importazione certamente non faranno altro che aumentare le difficoltà di natura economica. Tuttavia ritengo necessario approfondire maggiormente questo aspetto considerando che la Cina-al pari della Russia-e l’altro grande competi Thor a livello globale degli Stati Uniti (me la speranza che Taiwan a non sia la prossima Ucraina…).

Non c’è dubbio che l’attuale guerra tra Russia e Ucraina riconfiguri in modo profondo gli equilibri della geoeconomie globale.Stiamo facendo riferimento naturalmente non soltanto alla Belt and Road Initiative (BRI) cinese, ma anche al Global Gateway dell’Unione europea, al Blue Dot Network (BDN) guidato dagli Stati Uniti, Build Back Better World (B3W) del G-7, al Quality Infrastructure Investment (QII del Giappone), all’Unione economica eurasiatica russa (EAEU) e l’International North-South Transport Corridor (INSTC) guidato da Russia, Iran e India.

Ma concentriamo la nostra attenzione sulla BRI cinese che allo stato attuale è la più importante iniziativa economica anche perché coinvolge 140 paesi.La

Via Della Seta sarà profondamente riconfigurata da questa guerra; non dimentichiamoci infatti che per la Cina la Russia era una rotta terrestre più affidabile per poter entrare nel mercato dell’Unione Europea.In altri termini Russia, Ucraina, Polonia e Bielorussia dovevano -nel progetto cinese -entrare a far parte di una sorta di nuovo collegamento terrestre euroasiatico basato su rotaia e queste aspettative di connettività terrestre sono state al momento annullate dal conflitto attuale. Anche il 17 + 1 che come sappiamo è una piattaforma di forte sinergia tra la Cina e i 17 paesi dell’Unione centrale ed orientale aveva già subito diverse battute d’arresto ache a causa della guerra economica tra la Cina e l’America.Ebbene questa sinergia non fa altro che subire un ulteriore flessione a causa del contrasto fra Occidente e Russia e soprattutto a causa della distruzione delle infrastrutture ucraine che rendono praticamente impossibile sia breve che a medio termine la possibilità di concretizzare questa sinergia.

A questo punto le relazioni tra la Cina e Unione Europea dovranno concentrarsi sulle tradizionali rotte marittime.Non dimentichiamoci infatti che l’80% del commercio globale viene ancora fatto tramite le rotte marittime e quindi l’entusiasmo dimostrato da parte della Cina per le rotte ferroviarie dovrà almeno per il momento essere accantonato.

Ma la Cina dovrà cercare di aggirare i confini della geografia russo-bielorussia e questo determinerà che la BRI dovrà attribuire maggiore importanza ad altri corridoi come per esempio quello Asia centrale-occidentale cioè quel corridoio che coinvolge la regione del Caspio, l’Iran e la Turchia attraverso il quale la BRI può aggirare la Russia per raggiungere i mercati europei.

In questo senso l’accordo nucleare iraniano ma soprattutto l’accordo di collaborazione tra la Cina e l’Iran della durata di 25 anni non farà altro che rafforzare sempre di più questo corridoio fino a consentire che questo diventi centrale.D’altra parte il legame assai stretto della Cina con l’Iran dipende dal ruolo fondamentale sia del gas che del petrolio che potrebbero costituire un’alternativa a quello russo e che quindi potrebbero attribuire maggiore peso a livello geoeconomico all’Iran.Accanto al a centrale che acquisterà l’Iran anche il corridoio economico Cina-Pakistan che consente di collegamento con l’Oceano Indiano acquisterà di conseguenza maggiore peso: questo corridoio infatti è collegato all’Iran e alla Turchia tramite infrastrutture stradali e ferroviarie (pensiamo ad esempio all’infrastruttura ferroviaria Islamabad-Teheran-Istanbul).Questo potrebbe indurre la Cina a integrare sia questo corridoio con quello iraniano consolidando in questo modo i collegamenti con il Pakistan e l’Iran per poi raggiungere l’Europa via terra. In questa ottica la Turchia acquista una maggiore importanza, un maggior peso a livello di economico per la Cina.D’altronde non è un caso che sia la Turchia che la Cina abbiano potenziato le loro sinergie proprio in questi ultimi anni.

Ma un’altra conseguenza di queste nuove sinergie è certamente quella relativa alla centralità che acquisterà la Cina per la Russia nel settore delle transazioni economiche.Sia MasterCard che Visa a causa delle sanzioni hanno lasciato la Russia e la cinese Unionpay diventerà l’unica alternativa possibile per la Russia.Non è escluso allora che – a lungo termine – le potenzialità economiche e geografiche della Russia e dell’UEE vengano assorbite dall’economia cinese e dalla geografia della BRI.

Ma ritorniamo nuovamente alle sanzioni economiche e alle loro implicazioni.Nel 2014 quando la Russia viene sanzionata per l’invasione della Crimea non c’è stato un tale coordinamento e armonizzazione delle sanzioni tra i paesi europei, gli Stati Uniti, il Canada, il Giappone… Un altro aspetto da sottolineare è l’uso di nuovi strumenti che non erano presenti al 2014: l’elenco dei dignitari e degli oligarchi sanzionati è infatti diventato-e sta diventando-sempre più esteso e capillare.Inoltre alcune nazioni non solo hanno chiesto la possibilità di sequestrare parte della proprietà oltre che di congelare i loro beni.Una differenza marginale è questa? Per nulla.Infatti il sequestro delle proprietà determinerà la perdita di fatto delle proprietà . Un’altra novità rispetto al 2014 èv relativa al fatto che le banche russe non possono più accedere al sistema tradizionale Swift. Ma naturalmente vi sono altri aspetti da sottolineare: le sanzioni hanno infatti avuto un effetto evidente nel settore areonautico, in quello agricolo e in quello energetico.Ma questo dipende anche dal fatto che la politica economica attuata dalla Russia non ha preso in considerazione una strategia di diversificazione industriale. Ritornando al 2014 i tassi di crescita in Russia si sono certamente abbassati e dopo questa data si sono voluti quasi tre o quattro anni perché l’economia si riprendesse dalle conseguenze di queste sanzioni.E infatti ,a partire dal 2017 ,l’economia russa ha incominciato a riprendersi. Ma l’effetto che le attuali sanzioni avranno porteranno la Russia ad una recessione.Una previsione azzardata questa? Si può forse negare che il rublo sia in caduta libera? Si può negare che la Banca centrale russa stia cercando di fare di tutto per ostacolare questa emorragia?Si può forse negare che vi sia attualmente un incremento dei prezzi in Russia? E che dire del fatto che il mancato pagamento da parte di attori privati russi che non possiedono sufficiente valuta estera per pagare determinati fornitori non farà altro che aggravare la situazione?Stiamo forse neanche tanto velatamente alludendo a un vero e proprio default delle banche russe se non addirittura dello Stato russo? Non è uno scenario inverosimile. Un’altra delle conseguenze di questo sanzione è la diminuzione del potere d’acquisto da parte della popolazione russa e quindi un aumento della disoccupazione.Come riuscirà lo Stato russo a fare fronte a tutto ciò? Putin non ha forse sottovalutato il fatto che l’economia è globalizzata? Esiste allora la possibilità da parte della Russia di superare questi rischi? Una di queste possibilità è il ricorso all’alleato cinese sia per quanto riguarda le esportazioni di gas verso la Cina sia per quanto riguarda sistemi alternativi di pagamento.Tuttavia non dimentichiamoci che la Cina ha ottime partnership in ambito petrolifero anche con l’Iran-che ci sono recentemente rafforzate-oltre che con gli EAU .

Ma a parte la Cina quali potrebbero essere le ripercussioni economiche in Europa? Il fatto che sia impossibile accedere al sistema di pagamento Swift per alcune banche russe sta di fatto già penalizzando le piccole medie -imprese europee che fino adesso lo hanno utilizzato proprio per garantire le loro transazioni economiche con la Russia.

Non dimentichiamoci a questo proposito che soprattutto per quanto riguarda la Germania e l’Italia vi è un ampio tessuto di piccole e medie aziende che hanno rapporti anche trentennali con la Russia e ciò determinerà una perdita significativa del loro fatturato che potrà addirittura arrivare fino al 40%. Infatti il settore agricolo, agroalimentare e quello delle macchine utensili europeo particolarmente presenti in Russia sta già subendo dei contraccolpi molto duri.

Ma su lungo periodo potrebbe verificarsi per l’Europa -e non solo -una conseguenza assai più grave è cioè una crisi alimentare globale che se unita a uno shock energetico potrebbe comportare dei rischi molto elevati a livello globale.

Tuttavia per avere un quadro più completo sarà necessario innanzitutto valutare l’impatto delle sanzioni economiche sulla Russia su medio-lungo termine e in secondo luogo sarà necessario valutare l’impatto che avranno le contro sanzioni russe.Solo quando si avrà un quadro coerente di questi due aspetti sarà possibile fare una valutazione sufficientemente oggettiva traendo tutte le implicazioni necessarie a livello di economia globale.Per il momento si possono solo tracciare scenari sulla base dei dati che vengono di volta in volta fornite dai singoli governi e dalle banche centrali che tuttavia sono certamente dati molto allarmanti

Il ruolo della propaganda.Russia e Stati Uniti

Prosegue incessante e in modo continuo la guerra di propaganda fra Stati Uniti e Russia.Incominciamo dalla Russia.il 17 marzo il vicepresidente del consiglio di sicurezza della federazione russa e cioè Dmitry Medvedev, https://t.me/medvedev_telegram ha sottolineato che a causa della propaganda americana si sta diffondendo in Occidente un vero e proprio atteggiamento “ russofobo”; in secondo luogo ha ribadito come l’allargamento della Nato sia una delle cause principali della attuale situazione che non fa altro che acutizzarsi a causa sia della guerra economica che della Cyber Warfare che sia la Nato che gli Stati Uniti stanno proseguendo.Ma il viceministro non si è risparmiato nell’uso di espressioni apertamente sprezzanti verso la propaganda occidentale: ha infatti sostenuto che l’atteggiamento posto in essere sia stato disgustoso, criminale e basato sulla logica del doppio standard . Infine ha sottolineato che lo scopo reale della Nato e degli Stati Uniti sia sostanzialmente quello di fare collassare la Federazione russa.
Veniamo adesso al Presidente degli Stati Uniti.Oltre ad aver annunciato un’ulteriore pacchetto di 800 milioni di dollari in aiuti militari all’Ucraina, che si aggiungono a quelli già stanziati che si aggirano intorno ai 200 milioni di dollari, il presidente americano ha definito il presidente russo un vero e proprio criminale di guerra https://edition.cnn.com/2022/03/16/politics/biden-calls-putin-a-war-criminal/index.html.Una accusa questa che è molto ricorrente all’interno della propaganda di guerra e che è stata ampiamente usata nei confronti di Saddam Hussein come nei confronti di Gheddafi. Se è evidente che gli Stati Uniti fino a questo momento vogliono evitare un conflitto di proporzioni globali che potrebbe condurci verso una guerra nucleare è altrettanto vero tuttavia che non intendono direttamente entrare in trattativa con Putin come fece per esempio Kennedy nei confronti di Krusciov quando ci fu la crisi missilistica di Cuba.Un segnale questo che non dovrebbe essere sottovalutato e che potrebbe semplicemente significare la volontà da parte americana di fare collassare la Federazione Russa eliminando in questo modo un pericoloso concorrente.È inoltre interessante osservare come-seppure in linea generale-la strategia che fino adesso è stata posta in essere dagli Stati Uniti nei confronti di Taiwan in funzione di contenimento anticinese -non sia in fondo molto diversa da quella che gli Stati Uniti e la Nato hanno attuato nei confronti dell’Ucraina. Sarà Taiwan la prossima Ucraina?
Quanto alle accuse rivolte da Biden nei confronti di Putin sarebbe fin troppo facile contro argomentare ricordando per esempio come gli Stati Uniti non facciano parte della Corte penale internazionale poiché temono-e a ragione-che i propri militari sarebbero condannati per crimini contro l’umanità; per quanto poi concerne la strategia di destabilizzazione attuata dagli Stati Uniti in Medioriente o nei Balcani questa si commenta da sé. Riguardo poi alla profondità delle riflessioni strategiche americane-come quelle che furono attuare in Vietnam e più recentemente in Afganistan-basterebbe soltanto andarsi a rileggere le analisi lucide e profondamente ironiche di Noam Chomsky presenti nel saggio I nuovi mandarini.(A proposito: vorremmo sommessamente ricordare ai numerosi commentatori nostrani che gli Stati Uniti usarono il Napalm durante la guerra del Vietnam…).
Due considerazioni infine: si è parlato-anche su riviste blasonate e specializzate in strategia militare e in politica estera-del fatto che il presidente russo avrebbe avuto intenzione di attuare una Blitzkrieg in Ucraina.Ma questa è una convinzione del tutto personale formulata da numerosi strateghi e analisti non suffragata tuttavia da una documentazione oggettivamente dimostrabile ma solo da considerazioni desunte da indizi. In secondo luogo dare per spacciata la strategia militare di Putin è un azzardo a livello di scenario strategico molto rischioso soprattutto da parte di coloro che avevano escluso la possibilità che il presidente russo intendesse veramente invadere l’Ucraina. Una maggiore prudenza e cautela da un lato e un maggior senso dell’autoironia dall’altro lato da parte dei vari Clausewitz nostrani -e non -forse non guasterebbe.

Russia e Ucraina.Lo snodo strategico di Port Sudan

https://intelligencegeopolitica.it/russia-e-sudan-lo-snodo-strategico-sul-mar-rosso/

Gagliano Giuseppe il ruolo della Russia in Africa

https://intelligencegeopolitica.it/il-ruolo-della-russia-in-africa/

La crisi Ucraina nell’interpretazione di Le Monde Diplomatique

In un interessante editoriale David Teurtrie su Le Monde Diplomatique https://www.monde-diplomatique.fr/2022/02/TEURTRIE/64373 esprime in modo lucido e provocatorio – provocatorio sia chiaro almeno per i numerosissimi analisti filo atlantici nostrani – una riflessione in controtendenza sulla questione ucraina .

Più volte gli Stati Uniti hanno minacciato di disconnettere la Russia dal sistema bancario globale.Ma la Russia a differenza di altre nazioni è stata previdente e ha saputo giocare di anticipo. Infatti

“dal 2014, le autorità russe hanno aumentato significativamente la capacità della loro economia di superare un grave shock, in particolare per il settore bancario e finanziario. La quota del dollaro è diminuita nelle riserve della banca centrale. Una carta di pagamento nazionale, Mir, è ora nel portafoglio dell’87% della popolazione. E, se gli Stati Uniti avessero portato avanti la loro minaccia di disconnettere la Russia dal sistema Swift occidentale, come hanno fatto per l’Iran nel 2012 e nel 2018, i trasferimenti finanziari tra banche e società russe potrebbero ora essere effettuati tramite messaggistica locale”.

Passiamo adesso all’atteggiamento del presidente Putin nei confronti del processo di allargamento : è evidente che il progetto Nato mira a trasformare l’Ucraina in una sorta di anti Russia nazionalista. Infatti da un lato l’attuale premier ucraino ha amplificato la politica di rottura con il mondo russo avvicinandosi sempre di più agli Stati Uniti e in secondo luogo ha rafforzato la cooperazione militare in ambito Nato .Per non parlare del fatto che la Turchia ha consegnato droni da combattimento che fanno temere in modo legittimo alla Russia che Kiev potrebbe tentare di riconquistare militarmente il Donbass.

Ma l’allargamento dell’alleanza atlantica-si domanda l’editorialista francese-era una cosa prevedibile, scontata? Tutt’altro. La scomparsa del patto di Varsavia infatti avrebbe dovuto determinare la dissoluzione dell’alleanza atlantica per essere sostituita con nuove alleanze come quella proposta dalla Francia. Ma così non è stato. Non solo l’alleanza atlantica non si è dissolta ma si è allargata verso est al fine di consolidare il dominio americano in Europa servendosi della Germania per riconquistare la propria influenza in Europa. E regie antiatlantico il antiamericane queste? Non proprio.

Come ricorda l’editorialista francese un analista americano non sospettabile certo le simpatie filocomuniste ,George Kennan, considerato l’architetto della politica di contenimento dell’URSS, prevedi le conseguenze logiche e dannose di tale decisione: “L’allargamento della NATO sarebbe l’errore più fatale nella politica americana dalla fine della guerra fredda. Ci si può aspettare che questa decisione susciti le tendenze nazionaliste, anti-occidentali e militaristiche dell’opinione pubblica russa; ravviva un’atmosfera di guerra fredda nelle relazioni Est-Ovest e diriga la politica estera russa in una direzione che non corrisponderà davvero ai nostri desideri “. Un monito questo completamente dimenticato e disatteso dagli Stati Uniti.

L’Intervento in Iraq da parte degli Stati Uniti, l’intenzione di installare infrastrutture militari nell’Europa orientale nonostante gli accordi siglati nel 97 hanno profondamente irritato non solo l’attuale premier russo ma hanno determinato un profondo senso di diffidenza e di sfiducia da parte della oligarchia politica e militare russa nei confronti degli Stati Uniti. Ma le provocazioni da parte di Stati Uniti-almeno secondo la lettura che ne dà le l’editorialista francese-non sono sempre finite qui: il ritiro degli Stati Uniti dal trattato sui missili balistici nel 2001 e il timore da parte russo-certamente fondato-che le rivoluzioni colorate arrivassero a destabilizzare tutto lo spazio post- sovietico allo scopo di creare regimi filoccidentali ha fatto il resto.E che dire quando nell’aprile del 2008 gli Stati Uniti hanno fatto di tutto per esercitare una forte pressione sui propri alleati allo scopo di fare rientrare la Georgia e guarda caso l’Ucraina nell’orbita atlantica? Cosa è successo poi nella realtà? La Russia è intervenuta militarmente in Georgia nel 2008 e ha riconosciuto l’indipendenza dell’Ossezia del Sud e dell’Abkhazia. Con questo intervento militare che naturalmente ha violato il diritto internazionale sinè tuttavia fermato l’allargamento dell’alleanza atlantica. Ma nonostante il successo dell’intervento russo le ambizioni americane non si sono fermate come dimostra il fatto che nel 2013 gli Stati Uniti-sostenuti degli europei-hanno legittimato le manifestazioni spontanee-se così vogliamo esprimerci-che hanno portato alla caduta del presidente Viktor Yanukovich, la cui elezione nel 2010 è stata riconosciuta come conforme agli standard democratici.

Come puntualmente sottolinea la ricercatrice Isabelle Facon, la Russia “percepisce con fastidio il fatto che i paesi europei sono irrimediabilmente incapaci di autonomia strategica dagli Stati Uniti e che rifiutano di assumersi le proprie responsabilità di fronte al deterioramento della situazione strategica e internazionale “.

Se insomma siamo arrivati a questo punto-quasi ad un punto di non ritorno tra Russia e Ucraina-a voler essere non dico obiettivi ma quantomeno neutrale la responsabilità certo non è solo della Russia ma è soprattutto degli Stati Uniti e dei loro ambizioni egemoniche. Come sottolinea l’editorialista francese a conclusione del suo lungo articolo : “la crisi delle relazioni russo-occidentali dimostra che la sicurezza del continente europeo non può essere garantita senza – e a maggior ragione contro – la Russia. Washington, al contrario, sta lavorando per promuovere questa esclusione poiché rafforza l’egemonia americana in Europa. Da parte loro, gli europei occidentali, in primo luogo la Francia, mancavano di visione e coraggio politico per bloccare le iniziative più provocatorie di Washington e proporre un quadro istituzionale inclusivo per evitare la ricomparsa di linee divisorie “. Insomma ancora una volta manca un’Europa sul piano politico -militare.Ancora una volta l’Europa dimostra di essere dal punto di vista politico -militare una entità fantasma, suddita degli obiettivi a breve e a lungo termine degli Stati Uniti.