Jacques Baud Come procedono le operazioni in Ucraina

A partire dal 25 marzo 2022, la nostra analisi della situazione conferma le osservazioni e le conclusioni fatte a metà marzo.

L’offensiva lanciata il 24 febbraio è strutturata in due linee , in conformità con la dottrina operativa russa:

– Uno sforzo principale diretto verso il sud del paese nella regione del Donbass e lungo la costa del Mar d’Azov. Come previsto dalla dottrina, gli obiettivi principali sono su questa linea: la neutralizzazione delle forze armate ucraine (obiettivo di “smilitarizzazione”) e la neutralizzazione delle milizie paramilitari ultranazionaliste nelle città di Kharkov e Mariupol (obiettivo di “denazificazione”). Questa spinta principale è guidata da una coalizione di forze: le forze russe del distretto militare meridionale attraverso Kharkov e la Crimea, con – al centro – le forze della milizia delle repubbliche di Donetsk e Luhansk, nonché un contributo della Guardia nazionale cecena per i combattimenti nell’area urbana di Mariupol;

– Uno sforzo secondario su Kiev, il cui obiettivo è quello di “aggiustare” le forze ucraine (e occidentali), in modo da impedirle di condurre operazioni contro la spinta principale, o addirittura di portare indietro le forze della coalizione russa.

Questa offensiva segue rigorosamente gli obiettivi fissati da Vladimir Putin il 24 febbraio. Ma, ascoltando solo i loro pregiudizi, di “esperti” e politici occidentali hanno sottolineato che l’obiettivo della Russia era impadronirsi dell’Ucraina e rovesciare il suo governo. Applicando una logica molto occidentale, vedevano Kiev come il “centro di gravità” (Schwerpunkt) delle forze ucraine. Secondo Clausewitz, il “centro di gravità” è l’elemento da cui un belligerante trae la sua forza e capacità di agire, quindi è l’obiettivo prioritario della strategia di un avversario. Questo è il motivo per cui gli occidentali hanno sistematicamente cercato di prendere il controllo delle capitali nelle guerre che hanno intrapreso. Addestrato e consigliato da esperti della NATO, lo Stato Maggiore ucraino ha, in modo abbastanza prevedibile, applicato la stessa logica per rafforzare la difesa di Kiev e dei suoi dintorni, lasciando le sue truppe povere nel Donbass, lungo il principale asse di sforzo russo.

Se avessimo ascoltato attentamente Vladimir Putin, ci saremmo resi conto che l’obiettivo strategico della coalizione russa non è impadronirsi dell’Ucraina, ma rimuovere qualsiasi minaccia per le popolazioni di lingua russa del Donbass. Sulla base di questo obiettivo generale, il “vero” centro di gravità che la coalizione russa sta cercando di colpire è la maggior parte delle forze armate ucraine ammassate nel sud-sud-est del paese dalla fine del 2021, non Kiev.

Convinti che l’offensiva russa stia prendendo di mira Kiev, gli esperti occidentali hanno logicamente concluso che 1) i russi stanno calpestando e 2) la loro offensiva è destinata al fallimento perché non saranno in grado di tenere il paese a lungo termine.

Detto questo, il discorso occidentale su un’offensiva russa impantanata e i cui successi sono scarsi fa anche parte della guerra di propaganda condotta da entrambe le parti. Pertanto, la sequenza delle mappe delle operazioni pubblicate da Libération dalla fine di febbraio non mostra praticamente alcuna differenza da un giorno all’altro fino al 18 marzo (quando i media hanno smesso di aggiornarsi). Così, il 23 febbraio, su France 5, la giornalista Élise Vincent valuta il territorio preso dalla coalizione russa come l’equivalente della Svizzera o dei Paesi Bassi. In realtà, siamo più sulla superficie della Gran Bretagna.

Inoltre, va notato che le forze ucraine non compaiono su nessuna mappa della situazione presentata dai nostri media. Pertanto, se la mappa del Ministero delle Forze armate fornisce un’immagine leggermente più onesta della realtà, evita accuratamente di menzionare le forze ucraine circondate nel calderone di Kramatorsk.

Le forze ucraine, infatti, non sono mai rappresentate sulle nostre mappe, perché ciò dimostrerebbe che non sono state schierate al confine russo nel febbraio 2022, ma che sono state raggruppate nel sud del Paese in preparazione all’offensiva di cui è iniziata la fase preparatoria il 16 febbraio. Ciò conferma che la Russia ha reagito solo a una situazione avviata dall’Occidente, attraverso l’Ucraina, come vedremo. Oggi, sono queste forze che sono accerchiate nel calderone di Kramatorsk e metodicamente frammentate e neutralizzate passo dopo passo in maniera incrementale dalla coalizione russa.

La vaghezza mantenuta sulla situazione delle forze ucraine in Occidente ha altri effetti. Innanzi tutto mantiene l’illusione di una possibile vittoria ucraina. Così, invece di incoraggiare un processo di negoziazione, l’Occidente cerca di prolungare la guerra. Per questo l’Unione Europea e alcuni dei suoi paesi membri hanno inviato armi e incoraggiano così la popolazione civile ei volontari di ogni tipo ad andare a combattere, spesso senza addestramento e senza una vera struttura di comando, con conseguenze omicide.

Sappiamo che in un conflitto ciascuna parte tende a informare in modo da dare un’immagine favorevole della propria azione. Nasconde le profonde carenze della condotta ucraina, nonostante sia stata addestrata e consigliata dai soldati della NATO.

Pertanto, la logica militare avrebbe imposto che le forze catturate nel calderone di Kramatorsk si sarebbero ritirate su una linea all’altezza del Dnepr, ad esempio, per riorganizzarsi ed effettuare una controffensiva; ma gli fu proibito di ritirarsi dal presidente Zelensky. Già nel 2014 e nel 2015, un attento esame delle operazioni ha mostrato che gli ucraini stavano applicando schemi “stile occidentale”, totalmente inadatti alle circostanze, di fronte a un avversario più fantasioso, più flessibile e con strutture di leadership più snelle. Oggi è lo stesso fenomeno.

Infine, la visione parziale del campo di battaglia che ci è stata data dai nostri media ci ha reso incapaci di aiutare lo stato maggiore ucraino a prendere le giuste decisioni. Ci ha portato a pensare che l’ovvio obiettivo strategico fosse Kiev, che la “smilitarizzazione” fosse mirata all’adesione dell’Ucraina alla NATO e che la “denazificazione” fosse mirata a rovesciare Zelensky. Questa leggenda è stata alimentata dall’appello di Vladimir Putin alla disobbedienza all’esercito ucraino, interpretato (con grande immaginazione e pregiudizio) come un appello a rovesciare il governo. Tuttavia, questa chiamata era rivolta alle forze ucraine schierate nel Donbass in modo che si arrendessero senza combattere. L’interpretazione occidentale ha indotto il governo ucraino a giudicare male gli obiettivi russi e ad abusare del suo potenziale di vittoria.

Non vinci una guerra con il pregiudizio: la perdi, ed è quello che sta succedendo. Pertanto, la coalizione russa non è mai stata “fermata” o “fermata” da una resistenza eroica: semplicemente non ha attaccato dove previsto! Non volevamo ascoltare ciò che Vladimir Putin ci ha spiegato molto chiaramente. Per questo siamo così diventati – volens nolens – i principali artefici della sconfitta ucraina che sta prendendo forma. Paradossalmente, è probabilmente a causa dei nostri sedicenti “esperti” e strateghi occasionali sui nostri televisori che l’Ucraina si trova oggi in questa situazione!

Per quanto riguarda il corso delle operazioni, le analisi presentate dai nostri media provengono il più delle volte da politici o cosiddetti esperti militari, che trasmettono propaganda ucraina.

Sia chiaro: qualsiasi guerra è una tragedia. Il problema qui è che i nostri strateghi del pareggio stanno chiaramente cercando di drammatizzare eccessivamente la situazione per escludere qualsiasi soluzione negoziata. Questa evoluzione, tuttavia, spinge alcuni soldati occidentali a parlare ea dare un giudizio più sfumato. Così, su Newsweek, un analista della Defense Intelligence Agency (DIA), l’equivalente americano del a Direction du Renseignement Militaire (DRM) in Francia, osserva che “in 24 giorni di conflitto, la Russia ha effettuato circa 1.400 attacchi e lanciato quasi 1.000 missili (in confronto, gli Stati Uniti hanno effettuato più di attacchi e lanciato più missili sul primo giorno della guerra in Iraq nel 2003)”.

Mentre gli occidentali “preparano” il campo di battaglia con attacchi intensi e prolungati prima di inviare le loro truppe sul campo, i russi preferiscono un approccio meno distruttivo, ma più ad alta intensità di truppe. Su France 5, la giornalista Mélanie Tarvant presenta la morte dei generali sul campo di battaglia come prova della destabilizzazione dell’esercito russo. Ma è una profonda incomprensione delle tradizioni e delle modalità di funzionamento di questa. Mentre in Occidente i comandanti tendono a guidare da dietro, le loro controparti russe tendono a guidare dalla parte anteriore dei loro uomini: in Occidente diciamo “Avanti!” in Russia dicono “Seguimi!” “. Questo spiega le elevate perdite ai vertici del comando, già osservate in Afghanistan, ma anche una selezione dei quadri molto più rigorosa che in Occidente.

Inoltre, l’analista della DIA osserva che “la stragrande maggioranza degli attacchi aerei ha luogo sul campo di battaglia, con aerei russi che forniscono ‘supporto aereo ravvicinato’ alle forze di terra. Il resto – meno del 20%, secondo gli esperti statunitensi – prende di mira aeroporti militari, caserme e depositi di supporto”. Così, la frase “bombardamento indiscriminato [che] devasta la città e uccide tutti” ripresa dai media occidentali sembra contraddire l’esperto dell’intelligence americana che afferma “se solo ci convinciamo che la Russia sta bombardando indiscriminatamente, o non infligge più danni perché il suo personale non è all’altezza o perché tecnicamente inetto, quindi non vediamo il conflitto per quello che è”.

In effetti, le operazioni russe differiscono fondamentalmente dal concetto occidentale. L’ossessione degli occidentali di non avere vittime nelle proprie forze li porta a operazioni che risultano essenzialmente in attacchi aerei molto mortali. Le truppe di terra intervengono solo quando tutto è stato distrutto. Ecco perché, in Afghanistan o nel Sahel, gli occidentali uccidono più civili che terroristi. Questo è il motivo per cui i paesi occidentali impegnati in Afghanistan, Medio Oriente e Nord Africa non pubblicano più il bilancio delle vittime civili causate dai loro attacchi . Perché, infatti, gli europei impegnati in regioni che incidono solo marginalmente sulla loro sicurezza nazionale, come gli estoni nel Sahel, si recano lì per “sporcarsi le mani”.

In Ucraina la situazione è molto diversa. Basta guardare una mappa delle zone linguistiche per vedere che la coalizione russa opera quasi esclusivamente nella zona di lingua russa, quindi in mezzo a popolazioni generalmente favorevoli. Il che spiega anche le dichiarazioni di un ufficiale dell’aeronautica americana: “So che i media continuano a dire che Putin prende di mira i civili, ma non ci sono prove che la Russia lo faccia intenzionalmente”.

Al contrario, è per lo stesso motivo – ma implicitamente – che l’Ucraina ha schierato i suoi combattenti paramilitari ultranazionalisti in grandi città come Mariupol o Kharkov: senza legami affettivi o culturali con le popolazioni locali, queste milizie possono combattere anche a costo di pesanti vittime civili. Le atrocità che stiamo scoprendo sono ancora nascoste dai media francofoni, per paura di perdere il sostegno all’Ucraina, come riportato dai media vicini ai repubblicani negli Stati Uniti.

Dopo gli scioperi di “decapitazione” nei primi minuti dell’offensiva, la strategia operativa russa è stata quella di aggirare i centri urbani per avvolgere l’esercito ucraino “fissato” dalle forze delle repubbliche del Donbas. È importante ricordare che la “decapitazione” non ha lo scopo di annientare lo stato maggiore o il governo (come tendono a capire i nostri “esperti”), ma di tagliare le strutture di comando in modo da impedire la manovra coordinata delle forze. Cerchiamo, al contrario, di preservare gli organi di gestione per poter negoziare una via d’uscita dalla crisi.

Il 25 marzo 2022, dopo aver chiuso a chiave il calderone di Kramatorsk, chiuso ogni possibilità di ritirata agli ucraini e preso la maggior parte delle città di Kharkov e Mariupol, la Russia ha quasi raggiunto i suoi obiettivi: non resta che concentrare i suoi sforzi per ridurre sacche di resistenza. Quindi, contrariamente a quanto sostenuto dalla stampa occidentale, non si tratta di un riorientamento o di un ridimensionamento della sua offensiva, ma di metodica attuazione degli obiettivi. La forza lavoro ha annunciato il 24 febbraio.

Un aspetto particolarmente preoccupante di questo conflitto è l’atteggiamento dei governi europei che consentono o incoraggiano l’impegno dei loro cittadini ad andare a combattere in Ucraina. L’appello di Volodymyr Zelensky a unirsi alla Legione Internazionale per la Difesa Territoriale dell’Ucraina da lui appena creata è stato accolto con entusiasmo dai paesi europei.

Incoraggiati dai media che ritraggono un esercito russo in rotta, molti di questi giovani se ne vanno immaginando di andare – letteralmente – a una battuta di caccia. Tuttavia, una volta lì, la disillusione è grande. Le testimonianze mostrano che questi “dilettanti” finiscono spesso come “carne da cannone” senza avere alcun impatto reale sull’esito del conflitto. L’esperienza dei recenti conflitti mostra che l’arrivo di combattenti stranieri non aggiunge nulla a un conflitto se non aumentarne la durata e la letalità.

Inoltre, dovrebbe destare preoccupazione l’arrivo di diverse centinaia di combattenti islamici dalla regione di Idlib, regione sotto il controllo e la protezione della coalizione occidentale in Siria (e in cui due leader dello Stato islamico sono stati uccisi dagli americani). In effetti, le armi che forniamo in modo molto generoso all’Ucraina sono già in parte nelle mani di persone e organizzazioni criminali e stanno già cominciando a porre un problema di sicurezza per le stesse autorità di Kiev. Per non parlare del fatto che le armi la cui efficacia è elogiata contro gli aerei russi potrebbero alla fine minacciare i nostri aerei militari e civili…

Il volontario presentato con orgoglio da RTBF al telegiornale delle 19:30 dell’8 marzo 2022 era un ammiratore del “Corps Franc Wallonie” dei volontari belgi impegnati con il Terzo Reich, e illustra il tipo di pubblico attratto dall’Ucraina. Alla fine, dovrai chiederti chi ha vinto di più dal Belgio o dall’Ucraina…

La distribuzione indiscriminata di armi potrebbe benissimo rendere – volens nolens – l’UE un sostegno all’estremismo, o addirittura al terrorismo internazionale. Risultato: aggiungiamo sventura a sventura, per soddisfare le élite europee più della stessa Ucraina.

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In conclusione, vale la pena sottolineare tre punti.

– L’intelligence occidentale ignorata dai responsabili politici

I documenti militari rinvenuti presso il quartier generale ucraino nel sud del Paese confermano che l’Ucraina si stava preparando ad attaccare il Donbass e che gli spari osservati dagli osservatori dell’OSCE dal 16 febbraio annunciavano un’imminente focolaio.

Qui una riflessione è d’obbligo per gli occidentali: o i loro servizi di intelligence non hanno visto cosa stava succedendo e sono molto cattivi, oppure i politici hanno scelto di non ascoltarli. Sappiamo che i servizi di intelligence russi hanno capacità analitiche di gran lunga superiori rispetto ai servizi occidentali. Sappiamo anche che i servizi di intelligence americani e tedeschi avevano compreso molto bene la situazione dalla fine del 2021 e sapevano che l’Ucraina si stava preparando ad attaccare il Donbass.

Questo ci permette di dedurre che i leader politici americani ed europei hanno deliberatamente spinto l’Ucraina in un conflitto che sapevano sarebbe andato perduto, al solo scopo di infliggere un colpo politico alla Russia.

Il motivo per cui Zelensky non dispiegò le sue forze al confine russo e affermò ripetutamente che il suo grande vicino non lo avrebbe attaccato era presumibilmente che pensava di fare affidamento sulla deterrenza occidentale. Ha detto alla CNN il 20 marzo che gli era stato chiaramente detto che l’Ucraina non avrebbe fatto parte della NATO, ma pubblicamente sembra il contrario! Quindi l’Ucraina è stata sfruttata per colpire la Russia. Obiettivo la chiusura del gasdotto North Stream 2, annunciata l’8 febbraio da Joe Biden durante la visita di Olaf Scholz a cui è seguita una pioggia di sanzioni.

– Una diplomazia rotta

Ovviamente, dalla fine del 2021, l’Occidente non ha fatto alcuno sforzo per riattivare gli accordi di Minsk, come dimostrano i resoconti di visite e conversazioni telefoniche, in particolare tra Emmanuel Macron e Vladimir Putin. Tuttavia, la Francia, in quanto garante degli Accordi di Minsk e come membro permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, non ha rispettato i propri impegni, il che ha così portato alla situazione che l’Ucraina sta vivendo oggi. Abbiamo persino la sensazione che gli occidentali abbiano cercato di aggiungere benzina sul fuoco dal 2014.

Pertanto, la messa in allerta delle forze nucleari da parte di Vladimir Putin il 27 febbraio è stata presentata dai nostri media e dai nostri politici come un atto di irrazionalità o di ricatto. Ciò che si dimentica è che ha fatto seguito alla minaccia appena velata lanciata da Jean-Yves Le Drian, tre giorni prima, che aveva indicato che la NATO avrebbe potuto utilizzare l’arma nucleare. aria. È molto probabile che Putin non abbia preso sul serio questa “minaccia”, ma abbia voluto spingere i paesi occidentali – e la Francia in particolare – ad abbandonare il linguaggio eccessivo.

– La vulnerabilità degli europei alla manipolazione è in aumento

Oggi, la percezione diffusa dai nostri media che l’offensiva russa si sia arenata, che Vladimir Putin sia pazzo, irrazionale e quindi pronto a tutto pur di uscire dall’impasse in cui si troverebbe. In questo sfondo totalmente emotivo, la strana domanda posta dal senatore repubblicano Marco Rubio durante l’audizione di Victoria Nuland davanti al Congresso: “Se c’è un incidente o un attacco in Ucraina con armi biologiche o chimiche, c’è qualche dubbio nella tua mente che ci sia un 100 % di possibilità che i russi siano responsabili? Naturalmente lei risponde che non ci sono dubbi. Eppure non c’è assolutamente alcuna indicazione che i russi stiano usando tali armi. Inoltre, i russi hanno finito di distruggere le loro scorte nel 2017, mentre gli americani non le hanno ancora distrutte…

Forse questo non significa niente. Ma nello stato d’animo attuale, tutte le condizioni sono soddisfatte perché si verifichi un incidente, che potrebbe spingere gli occidentali a impegnarsi maggiormente, in una forma o nell’altra, nel conflitto ucraino (incidente “sotto falsa bandiera”).

Il discorso di Biden a Varsavia (marzo 2022)

Gli Stati Uniti venerdì hanno posto in essere una pianificazione di emergenza per la possibilità di un attacco russo sul territorio della NATO.

Infatti il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca Jake Sullivan ha dichiarato: “Stiamo prendendo in considerazione la possibilità che la Russia scelga di colpire il territorio della NATO e quindi il presidente ha precisato la sua assoluta determinazione a rispondere con decisione insieme agli altri membri della nostra alleanza se la Russia attacca la NATO”. https://www.whitehouse.gov/briefing-room/press-briefings/2022/03/25/press-gaggle-by-principal-deputy-press-secretary-karine-jean-pierre-and-national-security-advisor-jake-sullivan-en-route-rzeszow-poland/

Il presidente Joe Biden ha affermato che il potenziale uso russo di armi chimiche in Ucraina è “una vera preoccupazione” che incontrerebbe una risposta degli Stati Uniti.

Queste dichiarazioni sono pienamente coerenti con le affermazioni fatte da Biden a Varsavia il 26 marzo .Infatti Biden ha detto che l’invasione russa dell’Ucraina minaccia di compromettere la sicurezza globale e che le democrazie devono prepararsi per una lunga lotta contro l’autocrazia.

“L’Occidente è ora più forte, più unito di quanto non sia mai stato.

Dobbiamo prepararci per la lunga lotta che ci aspetta”. Definendo la lotta contro Vladimir Putin una “nuova battaglia per la libertà”, Biden ha affermato che il desiderio di Putin di “potere assoluto” è stato un fallimento strategico per la Russia e una sfida diretta a una pace europea che ha in gran parte prevalso dalla seconda guerra mondiale.

Biden ha detto che ciò che sta accadendo in Ucraina cambierà la storia del 21° secolo e sarà necessario lavorare insieme per garantire che questo cambiamento sia a nostro favore, a favore dell’Ucraina, a favore del mondo democratico. Difficile negare che il discorso di Biden rappresenti un evidente premessa per un conflitto tra la Nato e la Russia e che quindi possa determinare una escalation. Il richiamo storico fatto dal presidente americano alla resistenza polacca di Solidarnosc e alla recente scomparsa di Albright -segretario di Stato fra il 1997 e il 2001 durante l’era Clinton-sono significativi .Perché ? La dottrina Albright-o del multilateralismo asservito -prevede la disponibilità a ricorrere alla forza, da parte degli Stati Uniti, a sostegno dei loro interessi strategici e dei loro valori morali. Stiamo insomma parlando del tradizionale interventismo morale statunitense o delle guerre cosiddette umanitarie. Infatti l’ex segretario di Stato fu sempre una sostenitrice degli Stati Uniti come nazione indispensabile come dimostra il fatto che in relazione all’autonomia strategica europea questa doveva inserirsi in una architettura che era quella della Nato arrivando a sintetizzare il suo pensiero nelle celebri tre D:’ no decoupling’, ‘no duplication’, ‘no discrimination’. A dimostrazione di questa tesi non dimentichiamoci che fu proprio la Albright non solo a farsi sostenitrice dell’allargamento a est dell’Alleanza atlantica, con l’ammissione di Repubblica Ceca, Polonia e Ungheria, il 12 marzo 1999, ma che fu soprattutto lei a farsi promotrice dell’intervento della Nato in Kosovo. Inoltre il fatto che il presidente Biden abbia chiaramente espresso la volontà di liquidare Putin quale leader politico della Federazione russa-definendolo di volta in volta criminale di guerra e macellaio-lascia presagire che gli Stati Uniti-in sinergia con la Nato -vogliono ridefinire a loro favore gli equilibri eurasiatici. Difficile non immaginare che uno scenario di questo genere creerebbe una destabilizzazione politica dagli esiti imprevedibili…

Le società di lobby americane e il Congo

https://intelligencegeopolitica.it/le-societa-di-lobby-americane-e-il-congo/

Gagliano Giuseppe Alcune considerazioni sulle implicazioni a breve-medio termine sulle sanzioni economiche sulla Rossi

Vediamo adesso di illustrare alcune delle implicazioni che la guerra economica attraverso le sanzioni avranno a livello globale.In primo luogo avremo un evidente aumento dei prezzi delle materie prime-per esempio cibo ed energia-e questo determinerà l’aumento dell’inflazione che finirà per i modificare profondamente il valore dei redditi finendo per pesare sulla domanda; in secondo luogo vi sarà l’interruzione del commercio e quindi delle catene di approvvigionamento ma soprattutto un aumento dei flussi di rifugiati.Inoltre la perdita di fiducia da parte delle imprese e l’aumento delle incertezze del mercato costringeranno gli investitori a rivedere i prezzi delle attività inasprendo certamente le condizioni finanziarie oltre a determinare dei veri e propri flussi di capitali dai mercati emergenti

Per esempio il coinvolgimento della Russia e dell’ Ucraina -che sono produttori di materie prime – ha determinato e determinerà un aumento dei prezzi globali come per esempio il petrolio e il gas naturale; ma anche il costo del cibo è lievitato in modo notevole come per esempio il grano di cui Ucraina e Russia rappresenta il 30% delle esportazioni mondiali. Ma naturalmente esistono altre ripercussioni sul piano economico: quei paesi che dipendono dalle importazioni petrolifere vedranno inevitabilmente incrementare i loro deficit fiscale commerciale e quindi come conseguenza aumentare la pressione inflazionistica.Certo non bisogna naturalmente dimenticare che alcuni paesi esportatori di petrolio come quelle che si trovano nell’aria africana e nell’aria medio orientale potrebbero trarre benefici da prezzi più elevati.

Per quanto riguarda l’aumento dei prezzi di cibo e del carburante cosa potrebbe comportare tutto ciò? Per esempio l’aumento di destabilizzazione di natura sociale ed economica nelle regioni dell’Africa sub-sahariana , in America latina ,nel Caucaso e certamente nell’Asia centrale; mentre per quanto riguarda l’insicurezza alimentare questo non farà altro che determinare un ulteriore peggioramento delle condizioni già precarie presenti in alcune regioni dell’Africa e del Medioriente.

Non è escluso che a lungo termine l’attuale guerra potrebbe modificare in modo profondo l’ordine economico a livello globale.

Previsioni troppo negative? Scenari apocalittici? Se pensiamo all’Europa orientale il bilancio attuale è già significativo.Infatti le sanzioni che sono state poste in essere nei confronti della Russia finiranno per rendere sempre più difficoltosa l’intermediazione finanziaria oltre che il commercio e quindi determineranno una evidente recessione soprattutto della Russia.Infatti il deprezzamento del rublo non farà altro che alimentare l’inflazione e questo diminuirà il tenore di vita della società civile russa.

Ma anche nel settore della finanza pubblica dei paesi europei l’attuale guerra porterà delle conseguenze come per esempio l’incremento della spesa sia nel settore energetico sia nei bilanci della difesa.Certo non possiamo d’altra parte misconoscere il fatto che gran parte delle banche europee che hanno investimenti in Russia hanno attualmente un profilo di rischio abbastanza limitato e comunque gestibile.

Ma quali ripercussioni potrebbe avere tutto ciò per esempio nella settore geografico dell’Asia e del Caucaso? È evidente che queste nazioni dovranno subire le conseguenze maggiori della recessione poiché hanno delle relazioni di natura bilaterale con la Russia sia nel sistema del commercio che in quello dei pagamenti online ma anche negli investimenti come nel turismo.

Per quanto concerne l’area mediorientale e nordafricana è probabile che i prezzi del cibo e della energia avranno effetti molto importanti (per esempio sull’Egitto che importa gran parte del suo grano dalla Russia e dall’Ucraina);ma anche l’afflusso turistico subirà un calo significativo. Insomma l’inflazione diventerà un elemento dominante e quindi per controllarla servirà un aumento della spesa pubblica che finirà per pesare in maniera rilevante sul debito dei singoli Stati.

Se poi rivolgiamo la nostra attenzione all’Africa sub sahariana è evidente che molti paesi di questa regione saranno maggiormente vulnerabili a causa dell’implicazione della guerra, implicazioni che porteranno all’aumento dei prezzi di energia e dei generi alimentari oltre alla riduzione sempre maggiore del turismo. D’altra parte questi paesi non hanno una capacità di reagire agli effetti di uno di una guerra di questa natura ,non hanno gli strumenti adatti per contenere e limitare i danni e questo non farà altro che incrementare il loro debito pubblico. Infatti per l’Africa sib-sahariana i prezzi altissimi del grano incideranno profondamente sul tessuto economico dei paesi africani.Se poi rivolgiamo la nostra attenzione ai prezzi assai elevati delle materie prime è chiaro che tutto ciò non fa altro che incrementare l’inflazione nell’area dell’America Latina e in quella caraibica dove d’altra parte il tasso medio di crescita è già dell’8% come per esempio in Brasile, in Messico, in Cile, in Colombia o in Perù.Questo determinerà un intervento massiccio da parte delle banche centrali per contenere l’inflazione.

Se poi rivolgiamo la nostra attenzione all’incremento dei prezzi petroliferi esso ha certamente danneggiato gli importatori dell’America centrale e dei Caraibi mentre al contrario quei paesi che esportano il petrolio, il rame il mais,il grano e i metalli possono certamente valutare la necessità di aumentare il prezzo di questi prodotti.

Anche se gli Stati Uniti non hanno legami o partnership dirette con l’Ucraina e la Russia tuttavia i massicci finanziamenti voluti dall’attuale amministrazione non fanno altro che aumentare l’inflazione e di conseguenza i prezzi potrebbero continuare a salire costringendo la Federal Reserve ad aumentare i tassi di interesse.

Veniamo all’area del Pacifico.A nche in questo caso i legami con la Russia sono molto limitati tuttavia il progressivo e graduale rallentamento della crescita economica in Europa a causa di questa guerra finirà per avere un impatto significativo sui principali paesi esportatori di petrolio .

Per quanto riguarda la Cina allo stato attuale gli effetti sono molto limitati e anche se i prezzi delle materie prime e l’indebitamento della domanda nei principali mercati di importazione certamente non faranno altro che aumentare le difficoltà di natura economica. Tuttavia ritengo necessario approfondire maggiormente questo aspetto considerando che la Cina-al pari della Russia-e l’altro grande competi Thor a livello globale degli Stati Uniti (me la speranza che Taiwan a non sia la prossima Ucraina…).

Non c’è dubbio che l’attuale guerra tra Russia e Ucraina riconfiguri in modo profondo gli equilibri della geoeconomie globale.Stiamo facendo riferimento naturalmente non soltanto alla Belt and Road Initiative (BRI) cinese, ma anche al Global Gateway dell’Unione europea, al Blue Dot Network (BDN) guidato dagli Stati Uniti, Build Back Better World (B3W) del G-7, al Quality Infrastructure Investment (QII del Giappone), all’Unione economica eurasiatica russa (EAEU) e l’International North-South Transport Corridor (INSTC) guidato da Russia, Iran e India.

Ma concentriamo la nostra attenzione sulla BRI cinese che allo stato attuale è la più importante iniziativa economica anche perché coinvolge 140 paesi.La

Via Della Seta sarà profondamente riconfigurata da questa guerra; non dimentichiamoci infatti che per la Cina la Russia era una rotta terrestre più affidabile per poter entrare nel mercato dell’Unione Europea.In altri termini Russia, Ucraina, Polonia e Bielorussia dovevano -nel progetto cinese -entrare a far parte di una sorta di nuovo collegamento terrestre euroasiatico basato su rotaia e queste aspettative di connettività terrestre sono state al momento annullate dal conflitto attuale. Anche il 17 + 1 che come sappiamo è una piattaforma di forte sinergia tra la Cina e i 17 paesi dell’Unione centrale ed orientale aveva già subito diverse battute d’arresto ache a causa della guerra economica tra la Cina e l’America.Ebbene questa sinergia non fa altro che subire un ulteriore flessione a causa del contrasto fra Occidente e Russia e soprattutto a causa della distruzione delle infrastrutture ucraine che rendono praticamente impossibile sia breve che a medio termine la possibilità di concretizzare questa sinergia.

A questo punto le relazioni tra la Cina e Unione Europea dovranno concentrarsi sulle tradizionali rotte marittime.Non dimentichiamoci infatti che l’80% del commercio globale viene ancora fatto tramite le rotte marittime e quindi l’entusiasmo dimostrato da parte della Cina per le rotte ferroviarie dovrà almeno per il momento essere accantonato.

Ma la Cina dovrà cercare di aggirare i confini della geografia russo-bielorussia e questo determinerà che la BRI dovrà attribuire maggiore importanza ad altri corridoi come per esempio quello Asia centrale-occidentale cioè quel corridoio che coinvolge la regione del Caspio, l’Iran e la Turchia attraverso il quale la BRI può aggirare la Russia per raggiungere i mercati europei.

In questo senso l’accordo nucleare iraniano ma soprattutto l’accordo di collaborazione tra la Cina e l’Iran della durata di 25 anni non farà altro che rafforzare sempre di più questo corridoio fino a consentire che questo diventi centrale.D’altra parte il legame assai stretto della Cina con l’Iran dipende dal ruolo fondamentale sia del gas che del petrolio che potrebbero costituire un’alternativa a quello russo e che quindi potrebbero attribuire maggiore peso a livello geoeconomico all’Iran.Accanto al a centrale che acquisterà l’Iran anche il corridoio economico Cina-Pakistan che consente di collegamento con l’Oceano Indiano acquisterà di conseguenza maggiore peso: questo corridoio infatti è collegato all’Iran e alla Turchia tramite infrastrutture stradali e ferroviarie (pensiamo ad esempio all’infrastruttura ferroviaria Islamabad-Teheran-Istanbul).Questo potrebbe indurre la Cina a integrare sia questo corridoio con quello iraniano consolidando in questo modo i collegamenti con il Pakistan e l’Iran per poi raggiungere l’Europa via terra. In questa ottica la Turchia acquista una maggiore importanza, un maggior peso a livello di economico per la Cina.D’altronde non è un caso che sia la Turchia che la Cina abbiano potenziato le loro sinergie proprio in questi ultimi anni.

Ma un’altra conseguenza di queste nuove sinergie è certamente quella relativa alla centralità che acquisterà la Cina per la Russia nel settore delle transazioni economiche.Sia MasterCard che Visa a causa delle sanzioni hanno lasciato la Russia e la cinese Unionpay diventerà l’unica alternativa possibile per la Russia.Non è escluso allora che – a lungo termine – le potenzialità economiche e geografiche della Russia e dell’UEE vengano assorbite dall’economia cinese e dalla geografia della BRI.

Ma ritorniamo nuovamente alle sanzioni economiche e alle loro implicazioni.Nel 2014 quando la Russia viene sanzionata per l’invasione della Crimea non c’è stato un tale coordinamento e armonizzazione delle sanzioni tra i paesi europei, gli Stati Uniti, il Canada, il Giappone… Un altro aspetto da sottolineare è l’uso di nuovi strumenti che non erano presenti al 2014: l’elenco dei dignitari e degli oligarchi sanzionati è infatti diventato-e sta diventando-sempre più esteso e capillare.Inoltre alcune nazioni non solo hanno chiesto la possibilità di sequestrare parte della proprietà oltre che di congelare i loro beni.Una differenza marginale è questa? Per nulla.Infatti il sequestro delle proprietà determinerà la perdita di fatto delle proprietà . Un’altra novità rispetto al 2014 èv relativa al fatto che le banche russe non possono più accedere al sistema tradizionale Swift. Ma naturalmente vi sono altri aspetti da sottolineare: le sanzioni hanno infatti avuto un effetto evidente nel settore areonautico, in quello agricolo e in quello energetico.Ma questo dipende anche dal fatto che la politica economica attuata dalla Russia non ha preso in considerazione una strategia di diversificazione industriale. Ritornando al 2014 i tassi di crescita in Russia si sono certamente abbassati e dopo questa data si sono voluti quasi tre o quattro anni perché l’economia si riprendesse dalle conseguenze di queste sanzioni.E infatti ,a partire dal 2017 ,l’economia russa ha incominciato a riprendersi. Ma l’effetto che le attuali sanzioni avranno porteranno la Russia ad una recessione.Una previsione azzardata questa? Si può forse negare che il rublo sia in caduta libera? Si può negare che la Banca centrale russa stia cercando di fare di tutto per ostacolare questa emorragia?Si può forse negare che vi sia attualmente un incremento dei prezzi in Russia? E che dire del fatto che il mancato pagamento da parte di attori privati russi che non possiedono sufficiente valuta estera per pagare determinati fornitori non farà altro che aggravare la situazione?Stiamo forse neanche tanto velatamente alludendo a un vero e proprio default delle banche russe se non addirittura dello Stato russo? Non è uno scenario inverosimile. Un’altra delle conseguenze di questo sanzione è la diminuzione del potere d’acquisto da parte della popolazione russa e quindi un aumento della disoccupazione.Come riuscirà lo Stato russo a fare fronte a tutto ciò? Putin non ha forse sottovalutato il fatto che l’economia è globalizzata? Esiste allora la possibilità da parte della Russia di superare questi rischi? Una di queste possibilità è il ricorso all’alleato cinese sia per quanto riguarda le esportazioni di gas verso la Cina sia per quanto riguarda sistemi alternativi di pagamento.Tuttavia non dimentichiamoci che la Cina ha ottime partnership in ambito petrolifero anche con l’Iran-che ci sono recentemente rafforzate-oltre che con gli EAU .

Ma a parte la Cina quali potrebbero essere le ripercussioni economiche in Europa? Il fatto che sia impossibile accedere al sistema di pagamento Swift per alcune banche russe sta di fatto già penalizzando le piccole medie -imprese europee che fino adesso lo hanno utilizzato proprio per garantire le loro transazioni economiche con la Russia.

Non dimentichiamoci a questo proposito che soprattutto per quanto riguarda la Germania e l’Italia vi è un ampio tessuto di piccole e medie aziende che hanno rapporti anche trentennali con la Russia e ciò determinerà una perdita significativa del loro fatturato che potrà addirittura arrivare fino al 40%. Infatti il settore agricolo, agroalimentare e quello delle macchine utensili europeo particolarmente presenti in Russia sta già subendo dei contraccolpi molto duri.

Ma su lungo periodo potrebbe verificarsi per l’Europa -e non solo -una conseguenza assai più grave è cioè una crisi alimentare globale che se unita a uno shock energetico potrebbe comportare dei rischi molto elevati a livello globale.

Tuttavia per avere un quadro più completo sarà necessario innanzitutto valutare l’impatto delle sanzioni economiche sulla Russia su medio-lungo termine e in secondo luogo sarà necessario valutare l’impatto che avranno le contro sanzioni russe.Solo quando si avrà un quadro coerente di questi due aspetti sarà possibile fare una valutazione sufficientemente oggettiva traendo tutte le implicazioni necessarie a livello di economia globale.Per il momento si possono solo tracciare scenari sulla base dei dati che vengono di volta in volta fornite dai singoli governi e dalle banche centrali che tuttavia sono certamente dati molto allarmanti

Le amorose relazioni tra Russia e Italia

https://www.agenzianova.com/a/0/1371597/2016-06-17/russia-italia-leonardo-finmeccanica-sigla-accordo-di-cooperazione-strategica-con-rosneft-e-russian-helicopters

https://www.affaritaliani.it/politica/schroder-sinistra-russia-putin-pd-imbarazzo-letta-putin-trieste-incontro-782659.html

https://www.affaritaliani.it/economia/enidiscorsopoli1303.html?refresh_cens

Il Turkmenistan e la sicurezza energetica

Non esiste soltanto il gas russo come dimostra il fatto che alla fine di marzo si svolgerà un forum internazionale https://www.ice.it/it/news/notizie-dal-mondo/206377 in Turkmenistan (OGT-2022), grazie alla società britannica Gaffney, Cline & Associates https://ogt-turkmenistan.com/en/speaker/11 e diretta da https://www.gaffneycline.com/company/about-us/our-team/florent-rousset Florent Rousset.Fra i dirigenti coinvolti nel forum vi sono Mike Cline ex Kuwait Petroleum Corporation https://ogt-turkmenistan.com/en/speaker/43, Stephen Wright https://iq.linkedin.com/in/steve-wright-52091925 ex Shell. Il partner del forum sono maggiori di quanto non si pensi: basti pensare alla presenza della Dragon Oil degli Emirati Arabi Uniti,la Petronas ma sopratutto ai rappresentati dell’Opec come https://www.opec.org/opec_web/static_files_project/media/downloads/about_us/HE%20Barkindo%20CV%20(10052019).pdf Mohammed Barkindo e al francese Jean-Marc Leroy https://www.linkedin.com/today/author/jean-marc-leroy-475a07102 ex dirigente di Engie.

Propaganda e realtà.La Falcon Cell irachena e il contrasto al terrorismo islamico

Mustafa Al Kazemi, nonostante i precedenti fallimenti della cellula antiterrorista denominata Falcon Cell https://www.al-monitor.com/originals/2021/02/iraq-security-falcon-basri-militias.html in qualità di Primo Ministro iracheno esercita ancora una forte influenza su questa unità che gestisce operazioni di antiterrorismo secondo modalità non convenzionali in stretta collaborazione con l’intelligence americana e cioè con la CIA e con l’MI6 . https://www.middleeasteye.net/news/iraq-kadhimi-spymaster-falcons-cell-shia-militias-foreign-loyalty

Nonostante-erroneamente-gli americani e gli inglesi avessero considerato questa cellula assolutamente efficiente ha dimostrato tuttavia di non essere all’altezza nel contrastare in modo efficace al Qaeda e le sue azioni terroristiche in Iraq; non solo non è stata in grado di smantellare al Qaeda ma le azioni terroristiche condotte dello Stato islamico nel gennaio del 21 hanno dimostrato la scarsa affidabilità di questa cellula antiterroristica.Oltre a contrastare il terrorismo islamico fra i compiti di questa cellula vi è quello di combattere le milizie sciite filoiraniana.Allo scopo di invertire questo trend negativo il Primo Ministro ha affidato a Ahmed Taha Abu Ragheed vice ministro degli Interni la supervisiona delle operazioni antiterrorismo della Falcon Cell .

Guerra cibernetica: Cina e Stati Uniti

Un rapporto della società cinese di sicurezza informatica Qihoo 360 https://en.tmtpost.com/post/6025484

del 2 marzo ha sottolineato il ruolo sempre più rilevante della Nsa americana ma anche della Cia. A questo proposito come sostiene Reuters https://www.reuters.com/article/us-china-usa-cia-idUSKBN20Q2SI Qihoo ha affermato che la Central Intelligence Agency aveva preso di mira i settori dell’aviazione e dell’energia della Cina, le organizzazioni di ricerca scientifica, le società Internet e le agenzie governative. Ma naturalmente anche la Cina è attiva nella attività di Cyberwarfare come dimostrano i rapporti del TeamT5 di Taiwan https://teamt5.org/en/posts/china-s-cyber-power-intel-roundup-2021/

World Defense Show.Pakistan e Arabia Saudita.

Avevamo già parlato in precedenza della edizione World Defense Show a Riyadh . E tuttavia è doveroso approfondire alcuni aspetti di questo importante forum di armamenti a livello globale a cominciare dalla presenza del Pakistan – guidata da Raheel Sharif https://www.pakistanarmy.gov.pk/General-Raheel-details.phpche ha ormai rapporti sempre più stretti sotto il profilo militare con i sauditi proprio nella industria militare ed,in particolare ,con la PAF https://pof.gov.pk che ha incassato un contratto di quattro miliardi . Superfluo osservare la stretta sinergia che esiste tra il complesso militare industriale e quello Saudita attraverso il suo presidente https://sa.linkedin.com/in/walid-abukhaled-9b60632 Walid Abukhaled. Quali sono stati i prodotti tecnologici in ambito militare che era dell’azione pakistana presentato a questo importante forum internazionale? Il jet da combattimento JF-17 che è stato costruito in collaborazione con la cinese Chengdu Aircraft Industry Group https://economictimes.indiatimes.com/news/defence/china-trails-us-air-force-in-development-of-sixth-generation-aircraft-report/articleshow/78274823.cms?from=mdr ma anche il drone Buraq https://tribune.com.pk/story/954246/china-supported-designed-or-supplied-pakistans-first-indigenous-drone-claim-analysts

Ma il forum è stata anche l’occasione per discutere di altre sinergie come esempio quella tra la Saudi Telecom e la pakistana Awal Telecom https://www.bloomberg.com/news/articles/2022-02-09/saudi-telecom-buys-pakistan-operator-to-expand-global-footprintoltre a quella tra i settori della intelligence .

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Il ruolo della propaganda.Russia e Stati Uniti

Prosegue incessante e in modo continuo la guerra di propaganda fra Stati Uniti e Russia.Incominciamo dalla Russia.il 17 marzo il vicepresidente del consiglio di sicurezza della federazione russa e cioè Dmitry Medvedev, https://t.me/medvedev_telegram ha sottolineato che a causa della propaganda americana si sta diffondendo in Occidente un vero e proprio atteggiamento “ russofobo”; in secondo luogo ha ribadito come l’allargamento della Nato sia una delle cause principali della attuale situazione che non fa altro che acutizzarsi a causa sia della guerra economica che della Cyber Warfare che sia la Nato che gli Stati Uniti stanno proseguendo.Ma il viceministro non si è risparmiato nell’uso di espressioni apertamente sprezzanti verso la propaganda occidentale: ha infatti sostenuto che l’atteggiamento posto in essere sia stato disgustoso, criminale e basato sulla logica del doppio standard . Infine ha sottolineato che lo scopo reale della Nato e degli Stati Uniti sia sostanzialmente quello di fare collassare la Federazione russa.
Veniamo adesso al Presidente degli Stati Uniti.Oltre ad aver annunciato un’ulteriore pacchetto di 800 milioni di dollari in aiuti militari all’Ucraina, che si aggiungono a quelli già stanziati che si aggirano intorno ai 200 milioni di dollari, il presidente americano ha definito il presidente russo un vero e proprio criminale di guerra https://edition.cnn.com/2022/03/16/politics/biden-calls-putin-a-war-criminal/index.html.Una accusa questa che è molto ricorrente all’interno della propaganda di guerra e che è stata ampiamente usata nei confronti di Saddam Hussein come nei confronti di Gheddafi. Se è evidente che gli Stati Uniti fino a questo momento vogliono evitare un conflitto di proporzioni globali che potrebbe condurci verso una guerra nucleare è altrettanto vero tuttavia che non intendono direttamente entrare in trattativa con Putin come fece per esempio Kennedy nei confronti di Krusciov quando ci fu la crisi missilistica di Cuba.Un segnale questo che non dovrebbe essere sottovalutato e che potrebbe semplicemente significare la volontà da parte americana di fare collassare la Federazione Russa eliminando in questo modo un pericoloso concorrente.È inoltre interessante osservare come-seppure in linea generale-la strategia che fino adesso è stata posta in essere dagli Stati Uniti nei confronti di Taiwan in funzione di contenimento anticinese -non sia in fondo molto diversa da quella che gli Stati Uniti e la Nato hanno attuato nei confronti dell’Ucraina. Sarà Taiwan la prossima Ucraina?
Quanto alle accuse rivolte da Biden nei confronti di Putin sarebbe fin troppo facile contro argomentare ricordando per esempio come gli Stati Uniti non facciano parte della Corte penale internazionale poiché temono-e a ragione-che i propri militari sarebbero condannati per crimini contro l’umanità; per quanto poi concerne la strategia di destabilizzazione attuata dagli Stati Uniti in Medioriente o nei Balcani questa si commenta da sé. Riguardo poi alla profondità delle riflessioni strategiche americane-come quelle che furono attuare in Vietnam e più recentemente in Afganistan-basterebbe soltanto andarsi a rileggere le analisi lucide e profondamente ironiche di Noam Chomsky presenti nel saggio I nuovi mandarini.(A proposito: vorremmo sommessamente ricordare ai numerosi commentatori nostrani che gli Stati Uniti usarono il Napalm durante la guerra del Vietnam…).
Due considerazioni infine: si è parlato-anche su riviste blasonate e specializzate in strategia militare e in politica estera-del fatto che il presidente russo avrebbe avuto intenzione di attuare una Blitzkrieg in Ucraina.Ma questa è una convinzione del tutto personale formulata da numerosi strateghi e analisti non suffragata tuttavia da una documentazione oggettivamente dimostrabile ma solo da considerazioni desunte da indizi. In secondo luogo dare per spacciata la strategia militare di Putin è un azzardo a livello di scenario strategico molto rischioso soprattutto da parte di coloro che avevano escluso la possibilità che il presidente russo intendesse veramente invadere l’Ucraina. Una maggiore prudenza e cautela da un lato e un maggior senso dell’autoironia dall’altro lato da parte dei vari Clausewitz nostrani -e non -forse non guasterebbe.