Mattia Micheli Gioele L’artiglio del dragone

Il Generale Mini e la Guerra in Ucraina

Secondo il generale cinese Qiao Liang il sistema finanziario occidentale basato sul dollaro costituisce una grande mistificazione ed è un arricchimento indebito da parte degli Stati Uniti alle spese del resto del mondo.Gli americani secondo l’analista cinese, sarebbero più interessati a distruggere l’Europa dell’euro che non la Cina.Secondo la sua opinione, dalla guerra Nato alla Jugoslavia all’indomani della nascita della moneta unica europea e fino all’odierno confronto tra Mosca e l’Ucraina, Washington sta portando avanti contemporaneamente da un lato l’obiettivo di circondare la Russia e dall’altro quello di danneggiare l’ Unione Europea con l’aiuto degli stessi europei. Secondo il Generale Mini -“Ucraina.La guerra e la storia, Paperfirst , 2022“-i contrasti con l’Europa sono iniziati durante la guerra fredda quando il blocco della Nato trasformò la possibile minaccia sovietica di ritorsione nucleare sugli Stati Uniti nella certezza di una guerra sia nucleare che convenzionale in Europa.Dopo la caduta dell’URSS i contrasti sono certamente aumentati e la Nato ha finito per svolgere un doppio compito e cioè quello di espandersi a oriente e quello di impedire all’Europa di acquisire una capacità di difesa autonoma.Da questo momento fino all’istituzione dell’euro gli Stati Uniti hanno impedito ogni autonomia europea e l’eventualità che l’euro possa sostituire il dollaro non solo è plausibile ma è fortemente contrastata proprio per questo dagli Stati uniti. Con l’attuale conflitto gli Stati Uniti-secondo Mini-hanno sfruttato l’occasione per costringere l’Europa a tagliare i rapporti politici ed economici sia con la Russo che con la Cina; ma tutto ciò sta di fatto inducendo la Russia ad unirsi sempre di più alla Cina come dimostra l’ intensificazione della cooperazione russo -cinese che sta progressivamente consentendo il processo di distacco dal dollaro.Proprio per questo non deve sorprendere l’importanza che ha l’unione economica euroasiatica e il ruolo che la Cina e la Russia hanno al suo interno.Infatti questo unione sta attuando accordi di libero scambio con altre nazioni euroasiatica e si sta progressivamente integrando nella nuova via della seta cinese.Inoltre sia la nuova via della seta sia l’unione economica euroasiatica possono stringere un’alleanza sempre più stretta con la organizzazione della cooperazione di Shanghai e cioè l’Asean. Cosa potrebbe fare a questo punto l’Unione Europea secondo il generale Mini? Se non fosse per la debolezza politica interna, se riuscisse a liberarsi dalla sudditanza nei confronti degli Stati Uniti e soprattutto assumesse la responsabilità della propria sicurezza, l’Unione Europea potrebbe diventare una sorta di potenza equilibratrice non solo per l’Occidente ma soprattutto per la Russia e la Cina. In questo modo l’euro potrebbe essere la moneta internazionale che potrebbe rappresentare un’economia reale solida.Ma come sottolinea con grande amarezza Mini si sono troppi se che pesano come macigni.

Passiamo adesso a ruolo della propaganda in guerra.S econdo il generale la propaganda Ucraina sta riuscendo a penetrare il nostro sistema di pensiero ed è già riuscito a farlo a livello di struttura politica oltre che nei conglomerati mediatici internazionali.Questa propaganda si costruisce sulla dimensione dicotomica buono-cattivo, sfruttando l’emotività a danno della razionalità, cioè tecniche standard del marketing. Secondo il generale la public opinion sta dando giudizi a partire da una propaganda unilaterale che proviene dalla parte Ucraina che oltre tutto viene amplificata a livello globale.Sarebbe invece necessario-da un punto di vista critico-valutare la narrativa dell’avversario.Ma a impedire tutto ciò è la decisione del del consiglio europeo che ha approvato il regolamento della Unione Europea denominato 2022 / 350 .Secondo il generale questa normativa è un vero e proprio atto di censura a livello globale frutto anche delle pressioni americane e della Gran Bretagna.Questa propaganda sta determinando una vera e propria russofobia voluta e pianificata che porta ad un vero e proprio odio irrazionale contro la Russia. Lo dimostra il fatto-sottolinea il generale-che si sono stati otto anni di silenzio su quanto stava accadendo nel Donbass .A cosa stiamo alludendo? Naturalmente alle misure punitive adottate dal governo ucraino contro la minoranza Ucraina di lingua russa e sui numerosi eccidi ai suoi danni.In questi otto anni non è stato fatto nulla per allontanare questa prospettiva.Non solo: ma l’Unione Europea e gli Stati Uniti hanno armato e finanziato l’Ucraina proprio per condurre l’attuale guerra contro la Russia. Secondo il generale l’informazione del nostro paese è ormai completamente schierata da una parte e quindi non esiste più alcuna equidistanza.

Per quanto riguarda il possibile epilogo di una guerra nucleare il generale è molto chiaro: la Russia infatti non ha fatto mistero di aver già pianificato e allertato gli interventi delle forze che non ha ancora impiegato e cioè quelle tattiche tenute in riserva e quella è strategica sia quelle nucleari (tattiche strategiche).Nonostante l’esclusione a priori dell’escalation nucleare-più scaramantica che reale-il segnale della sua crescente probabilità sono riscontrabili-sottolinea Mini-nelle mani messe avanti da tutti e cioè dalla Russia che ha già allertati i bombardieri strategici, dalla Gran Bretagna che ha già assicurato la copertura alle repubbliche baltiche e alla Polonia e alla Cina che si sta preparando ad uno sconto nucleare. Inoltre non è un caso che la Finlandia e la Svezia abbiano chiesto la copertura nucleare occidentale.Ma le affermazioni del generale sono suffragate dal comandante supremo della Nato che sul Washington Post ad affermato che un missile russo che distrugga un posto di comando americano al confine tra Ucraina e Polonia potrebbe condurre ad una rapida e irreversibile escalation che include anche il potenziale uso di armi nucleari.Non dimentichiamoci infatti che la strategia nucleare dipende anche da ciò che può decidere un comandante locale .Proprio per questo l’apocalisse dell’orologio nucleare è a meno di 100 secondi.Proprio per questo bisogna fermare la guerra .

Le ultime novità sulla politica estera cinese

Rapporti da Riyadh suggeriscono che il principe ereditario saudita Mohammad Bin Salman Bin Abdulaziz è deciso a rafforzare le relazioni con la Cina.

Ciò è avvenuto alla luce di una telefonata tra il principe ereditario Mohammad e il presidente cinese Xi Jinping venerdì .

Inoltre, una serie di file di cooperazione strategica con la Cina sono stati recentemente esaminati dal principe ereditario Mohammad in due incontri con il Consiglio saudita per gli affari economici e di sviluppo (CEDA) e il Fondo pubblico saudita per gli investimenti (PIF).

Fonti di intelligence dicono che le relazioni saudita-cinesi si stanno dirigendo verso accordi che potrebbero spiazzare il presidente americano.

Questi accordi saranno annunciati durante la prossima visita del presidente Xi Jinping a Riyadh il mese prossimo.

Ad ogni modo , gli accordi dovrebbero coprire una varietà di argomenti come l’energia, che includeranno l’energia solare, il petrolio e progetti collaborativi di energia rinnovabile tra il PIF e la Cina.

Ma la politica di proiezione di potenza cinese si muove come sempre, come di consueto su più fronti.

I rapporti dell’Oman nel contesto della difesa con la Cina sono entrati in una nuova fase da quando il vice primo ministro della Difesa Sayyid Shihab Bin Tariq ha assunto la sua posizione.

Sayyid Shihab è persuaso che la cooperazione in materia di difesa con la Cina abbia molti vantaggi.Infatti la Cina sostiene il diritto del Sultanato ad avere tutta l’assistenza militare senza precondizioni, insieme a disposizioni speciali per il pagamento degli accordi.

Inoltre, l’incontro di Sayyid Shihab di domenica con l’ambasciatore cinese in Oman Li Lingbing ha posto in essere l’attivazione delle relazioni di difesa tra i due paesi.

Fonti vicine alla situazione dicono che si sta preparando un memorandum d’intesa militare (MoU) tra Cina e Oman.

Il memorandum d’intesa copre diverse aree di difesa, tra cui il ruolo della Cina nello sviluppo delle infrastrutture delle industrie militari dell’Oman, nonché la cooperazione nel trasferimento di competenze ed esercitazioni congiunte via terra e via mare.

Sul fronte della cooperazione tra Cina ed Egitto ci sono delle interessanti novità.fonti di intelligence vicine al Cairo infatti suggeriscono che l’Egitto è riuscito per la prima volta nella produzione di un radar di terra 3D, come parte di un progetto di produzione complementare iniziato anni fa. Più esattamente il Ministero della Difesa egiziano sta tenendo diversi colloqui con numerosi paesi per produrre radar terrestri allo scopo di intercettare le numerose minacce aeree e fra questi partner vi è certamente la Cina con la quale l’Egitto intende collaborare soprattutto per la realizzazione di radar 2D e 3D e cioè il JY-27 e il JYL-1.

Le informazioni disponibili dicono che l’esercito egiziano, che attualmente possiede tipi avanzati di sistemi radar di sorveglianza terrestre e aerea di diversi fornitori russi, statunitensi, europei e cinesi, ha bisogno di modelli sempre piu avanzati .

Guerra cibernetica: Cina e Stati Uniti

Un rapporto della società cinese di sicurezza informatica Qihoo 360 https://en.tmtpost.com/post/6025484

del 2 marzo ha sottolineato il ruolo sempre più rilevante della Nsa americana ma anche della Cia. A questo proposito come sostiene Reuters https://www.reuters.com/article/us-china-usa-cia-idUSKBN20Q2SI Qihoo ha affermato che la Central Intelligence Agency aveva preso di mira i settori dell’aviazione e dell’energia della Cina, le organizzazioni di ricerca scientifica, le società Internet e le agenzie governative. Ma naturalmente anche la Cina è attiva nella attività di Cyberwarfare come dimostrano i rapporti del TeamT5 di Taiwan https://teamt5.org/en/posts/china-s-cyber-power-intel-roundup-2021/

Gagliano Giuseppe Le relazioni bilaterali tra Cina e Libano

https://intelligencegeopolitica.it/relazioni-bilaterali-tra-cina-e-libano/

Il budget del Pentagono

È finalmente arrivato al congresso americano il National Defense Authorization Act, o NDAA, che stabilisce la politica per il Pentagono su una serie di aree, tra cui quanti fucili e navi dovrebbe acquistare, gli stipendi dei soldati e il modo migliore per affrontare le minacce geopolitiche. https://www.congress.gov/bill/117th-congress/house-bill/4350/text

Arriva mesi dopo che la Camera ha approvato la sua versione di un disegno di legge sulla politica di difesa di 768 miliardi di dollari per l’anno fiscale 2022.

In particolare il documento indirizza i funzionari della difesa e dell’intelligence a dettagliare come proteggere l’Afghanistan da potenziali minacce terroristiche.

La versione del Senato del disegno di legge sulla politica di difesa per l’anno fiscale 2022 è stata introdotta da Sens. Jack Reed (D-R.I.), presidente del Comitato per i servizi armati, e Jim Inhofe (R-Okla.), membro del comitato repubblicano in classifica, a settembre. https://www.reed.senate.gov/news/releases/under-leadership-of-chairman-reed-senate-armed-services-committee-advances-2022-defense-budget.Un aspetto estremamente significativo è la volontà da parte del congresso americano di affiancare a questo progetto anche l’ Innovation and Competition Act (USICA), che con un investimento di 52 miliardi di dollari intende incrementare la produzione di semiconduttori negli Stati Uniti e autorizzare una spesa di 190 miliardi di dollari per rafforzare la tecnologia e la ricerca statunitensi per competere con la Cina. https://www.congress.gov/bill/117th-congress/senate-bill/1260

Queste norme giuridiche serviranno a rafforzare la produzione americana, sistemare le catene di approvvigionamento e investire nella prossima generazione di ricerca tecnologica all’avanguardia in funzione di contenimento anticinese .

Gagliano Giuseppe Cina e Corea del Sud di fronte ai cambiamenti climatici

Durante la cerimonia dell’assemblea Generale delle Nazioni Unite il presidente cinese ha promesso che la Cina non avrebbe più costruito centrali di carbone all’estero.

Ma non sarà così .

Domandiamoci perché.

In primo luogo, tre quarti delle nuove centrali a carbone del mondo sono costruite all’interno dei confini della Cina, con 250 nuovi impianti in fase di sviluppo. Questo rappresenta più della capacità totale degli Stati Uniti e cinque volte tanto quanto la Cina aveva pianificato all’estero. Un impegno interno a non costruire più centrali a carbone avrebbe un enorme impatto, ma anche questo non è stato menzionato da Xi.

In secondo luogo i combustibili fossili hanno costituito circa il 90 per cento degli investimenti energetici e, rispetto allo stesso periodo del 2020, gli investimenti in energia verde sono diminuiti del 90 per cento. Tre quarti dei restanti investimenti energetici riguardano petrolio e gas, che non sono stati menzionati nell’impegno di Xi.

E l’attuale guerra economica in corso con gli Stati Uniti che ha raggiunto il proprio apice durante l’amministrazione Trump non ha fatto altro che implementare la corsa sia al gas che al petrolio.

Insomma l’impegno di Xi appare in gran parte simbolico e molto probabilmente avrà scarso effetto pratico. Per vedere se veramente il presidente cinese intende rispettare le sue promesse bisognerebbe osservare con estrema attenzione lo sviluppo delle centrali a carbone domestiche cinesi .

Ma non tutte le nazioni asiatiche fanno scelte simili.Un esempio illuminante – seppure tra ombre e luci- è rappresentato dalla Corea del Sud.

Infatti la Corea del sud- nonostante le sue scelte politiche non siano esenti da ombre-può certamente contribuire a svolgere ruolo importante nel contesto della deforestazione. Stiamo alludendo alle scelte fatte dal Korea Forest Service (KFS) che ha guidato lo sforzo di riforestazione. L’impegno concreto profuso dalla Corea è stato riconosciuto a livello internazionale dalla FAO che ha riconosciuto i risultati della Corea negli anni 80.Uno degli elementi oggettivamente verificabili in relazione ai progressi fatti dalla Corea del sud in questo contesto è il fatto che i boschi

rianimati del paese contengono 18 miliardi di tonnellate di acqua, una cifra che supera i 14 miliardi di tonnellate che le sue 49 dighe trattengono. E tutto ciò naturalmente diminuirà l’eruzione del suolo, le inondazioni e i disastri naturali.Tutto ciò non è stato possibile grazie ad una svolta di natura tecnologica ma soltanto grazie a una diversa organizzazione di natura amministrativa da parte delle comunità locali da parte della burocrazia statale. Ma naturalmente non tutto ciò che luccica è oro: non dimentichiamoci infatti che la Corea del sud ha una vera e propria fame di legno e quindi rimane uno dei principali importatori di legname che provengono dai paesi più colpiti dal disboscamento illegale. Nonostante questi limiti a partire dal 1991 l’Agenzia di cooperazione internazionale della Corea ha supportato progetti analoghi in Cina, Mongolia, Myanmar e Indonesia. Insomma nonostante i limiti delle scelte poste in essere della Corea del sud, la riforestazione mostra una chiara strada da seguire e dimostra come una coesa e forte volontà politica possa attuare dei cambiamenti significativi.